«Basta con le mezze misure!»

Le donne vogliono misure vincolanti sulla parità salariale

Il 2 marzo le donne di Unia rimetteranno al Consiglio federale la risposta alla consultazione sulla revisione della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar).

Nel stesso tempo consegneranno le firme per l’appello che chiede misure immediate per realizzare la parità salariale. «Firmo questo appello perché (…) le donne lavorano bene quanto gli uomini.» «(...) studio diritto ed esigo che l’articolo 8 paragrafo 3 della costituzione sia applicato!» «(...) per far sì che anche i padri possano passare più tempo con i loro figli!» «(...) la parità salariale è un dettato costituzionale, mentre i regali fiscali alle aziende non lo sono.» «(...) il medioevo è passato da un pezzo!»

Disparità intollerabile

Questi e molti altri sono i commenti aggiunti alla propria firma dalle donne e dagli uomini cha hanno aderito all’appello online di Unia in favore di misure immediate ed efficaci per realizzare finalmente la parità salariale prevista dalla Costituzione federale. L’appello è una reazione alla revisione della Legge sulla parità dei sessi messa in consultazione dal Consiglio federale lo scorso mese di novembre. Per Unia la proposta del governo va nella giusta direzione. L’intenzione di obbligare le imprese a eseguire regolarmente analisi dei salari e di sottometterle alla verifica di terzi va sostenuta. Ma il sindacato e con lui i firmatari dell’appello chiedono di più. Vale a dire: la verifica sistematica dei libri paga e il coinvolgimento dei partner sociali, l’obbligo di adeguare immediatamente i salari discriminatori, la possibilità di sanzionare le aziende che non rispettano la legge e la tolleranza zero in materia di parità salariale. La consegna della risposta alla consultazione e delle firme il 2 marzo sarà preceduta da un’azione davanti a Palazzo federale.