Una catena umana per i rifugiati

Nuovo impegno di Unia per i più deboli

Il dramma dei profughi che cercano asilo in Europa è sotto gli occhi di tutti. Unia vuole fare la sua parte. Non solo donando fondi, ma formulando anche insieme ad altre organizzazioni chiare rivendicazioni alla Berna federale.

E per sostenerle vari suoi esponenti di punta parteciperanno alla catena umana che l’Alleanza per una Svizzera aperta e solidale (gruppo creato dopo l’approvazione dell’iniziativa UDC contro la cosiddetta immigrazione di massa) organizza sabato a Berna. «Per molti nostri affiliati questo è un momento molto toccante. Quello che stanno vedendo riporta alla mente ricordi molto dolorosi», afferma Rita Schiavi, che partecipa all’organizzazione dell’evento bernese in qualità di responsabile a Unia dei migranti, alcuni dei quali sono giunti come profughi. L’azione, sostenuta dal sindacato, si affianca alle tante organizzate un po’ ovunque in Europa. A Berna si terrà in contemporanea al Festival stop al rinvio, indetto da Solidarietà senza frontiere.

Una politica d’asilo umana

Dopo la catena è previsto anche l’intervento della presidente di Unia Vania Alleva e di una farmacista greca. Ad Atene fa parte di un collettivo che presta volontariamente assistenza sanitaria ai profughi. «Organizzazioni come queste hanno bisogno di essere sostenute, perché il governo greco non ha i mezzi per assistere adeguatamente le migliaia di persone che giornalmente arrivano nel paese dirette a nord», aggiunge Schiavi. Con la catena umana gli organizzatori vogliono prima di tutto lanciare un segnale forte in favore di una politica d’asilo umana. Per questo «critichiamo prima di tutto la recente decisione del governo», afferma la sindacalista. Venerdì scorso, Berna ha annunciato di voler accogliere 1500 persone, soprattutto siriani, già registrate in Italia e Grecia. In questo modo le autorità vogliono rispettare la quota assegnata alla Svizzera delle 40’000 persone entrate in Europa attraverso i due paesi meridionali. Rientreranno nel contingente di ammissione di 3000 persone stabilito in marzo. „Questo contingente era destinato in particolar modo al reinsediamento di persone che vivono nei campi profughi, non quindi alle persone registrare in Italia o Grecia”, rileva Rita Schiavi. «Noi di Unia e dell’Alleanza vogliamo adesso che Berna aggiunga 1500 persone alle 3000 decise in marzo», precisa.

Più generosità

La sindacalista accoglie con favore gli aiuti per 70 milioni stanziati da Berna per aiutare i profughi e le organizzazioni internazionali, ma «resta comunque da vedere se basteranno vista la drammatica situazione attuale», aggiunge. I partecipanti alla catena chiederanno di reintrodurre le procedure d’asilo nelle ambasciate, di non rinviare nei paesi di prima accoglienza chi si trova in Svizzera e di aiutare di più le persone più vulnerabili che vivono nei campi profughi, come Libano o Turchia, dove milioni di persone si sono rifugiate. Adesso insomma è tempo per la Svizzera di mostrare la sua generosità.