«Tutela della salute e trasparenza»

Il commercio tradizionale di vestiti e scarpe è in grave difficoltà

Il sindacato Unia, insieme a 175 commesse/i, ha indirizzato una petizione alla direzione nazionale di Ovs, chiedendo all’azienda italiana più trasparenza nella comunicazione e una maggiore tutela della salute del personale. Ovs ha rilevato lo scorso anno la catena di moda Charles Vögele e, nel frattempo, ha già chiuso alcune filiali e lasciato a casa molti dipendenti. Abbiamo intervistato Arnaud Bouverat, membro della direzione del settore terziario Unia. Con lui abbiamo parlato anche della perdurante crisi nel settore della vendita al dettaglio di vestiti e scarpe e, infine, delle strategie sindacali per far fronte a questa stessa crisi.

Qual è esattamente la situazione attuale per il personale delle filiali di Ovs?
C’è una grande insicurezza tra le lavoratrici e i lavoratori, a causa di informazioni contrastanti che fanno pensare a una chiusura di molte filiali. Alcuni punti vendita sono stati in effetti chiusi senza che il personale venisse avvertito dalla direzione e questo è inaccettabile. C’è inoltre una grande pressione sul personale a contratto fisso che è sovraccaricato di ore di lavoro, mentre agli ausiliari sono concesse sempre meno ore di lavoro settimanali, con gravi ripercussioni sul loro reddito. Tutto il personale è sottoposto a uno stress che mette a repentaglio la salute, come dimostra l’aumento dei casi di malattia in azienda.

Unia ha indirizzato una petizione alla direzione di Ovs. Quali sono le richieste del sindacato e dei lavoratori?
Unia chiede come prima cosa la tutela della salute dei dipendenti attraverso una migliore organizzazione del carico di lavoro. Il sindacato esige anche una maggiore trasparenza da parte dell’azienda : se davvero c’è un piano di ristrutturazione, come spesso accade negli ultimi anni nel settore, è necessario che l’azienda lo comunichi per tempo. Per migliorare la situazione all’interno dell’azienda è necessario aprire subito un tavolo di negoziati tra le parti sociali.

Quando Ovs è arrivata in Svizzera nel 2017 le aspettative erano ben altre. Cosa è andato storto finora?
L’arrivo di Ovs in Svizzera è stato accolto con speranza e ottimismo. L’Ovs ha fatto male i conti con il mercato svizzero. I lavoratori sono stati finora molto tolleranti rispetto ai cambiamenti apportati dalla nuova proprietà. Adesso però la pazienza sta per finire, la mancanza di trasparenza ha creato molti malumori.

Quali sono gli scenari futuri possibili per il personale Ovs e come pensa di reagire Unia?
L’impresa rifiuta la negoziazione con Unia. Per Ovs è sufficiente che il personale si rivolga a un ombudsman e ritiene inutile parlare con il sindacato. Questa risposta è deludente e irresponsabile di fronte all’importanza dei problemi. Ci rivolgeremo ai nostri affiliati per decidere le prossime azioni da intraprendere. Le lavoratrici e i lavoratori vogliono sapere cosa ne sarà del loro futuro e hanno il diritto di essere informati.

Il commercio al dettaglio nel settore abbigliamento ha sofferto molto in questi ultimi anni. Cosa sta succedendo?
C’è soprattutto una grande concorrenza del commercio on-line. C’è Zalando che si sta espandendo a grande velocità. Anche gli attori principali presenti in Svizzera nel commercio tradizionale vogliono sviluppare il commercio on-line ma hanno un ritardo importante di fronte ai giganti che lavorano esclusivamente con il commercio digitale. I marchi che soffrono sono soprattutto quelli che occupano un settore di mercato mediobasso. L’abbigliamento di lusso non conosce per il momento crisi.

Quali sono i piani del sindacato per far fronte a questa situazione di crisi nella rivendita di vestiti al dettaglio?
La concorrenza tra commercio on-line e tradizionale è palesemente sleale. Unia si sta impegnando per cambiare la situazione. Stiamo organizzando mobilitazioni per denunciare le condizioni di lavoro di Zalando e delle ditte che lavorano per conto del colosso tedesco, soprattutto nel settore della logistica. Questo potrebbe anche giovare al commercio tradizionale perché elimina le condizioni di concorrenza sleale. Da parte loro, le aziende tradizionali devono puntare sulla qualità e sull’assistenza al cliente, poi devono forse rinegoziare alcuni contratti d’affitto ed evitare orari di apertura prolungati inutili.