Ai tempi del coronavirus: la salute prima di tutto

Molti punti vendita non rispettano le misure di sicurezza.

L’emergenza sanitaria non ferma Unia. Le misure per rimanere al fianco dei lavoratori e le rivendicazioni.

Sportelli chiusi in alcuni cantoni, lavoro da casa e assemblee annullate. Anche Unia, come realtà aziendale, s’impegna a proteggere i propri collaboratori. In questa situazione di emergenza, il sindacato non può però abbandonare lavoratori e lavoratrici e si riorganizza.

La Svizzera, insieme a molti altri paesi, sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia moderna. Unia, la più grande organizzazione sindacale del paese, è chiamata a sostenere i lavoratori in questo momento di incertezza e di paura. Per farlo, senza mettere in pericolo la salute dei propri collaboratori, ha dovuto mettere in atto un piano straordinario di gestione della crisi.

Berna in prima linea

In questi giorni convulsi, le diverse regioni di Unia si sono trovate ad affrontare un flusso di chiamate telefoniche e di e-mail impressionante. I lavoratori sono spaventati, disorientati, alcuni hanno perso il lavoro o sono vittime di abusi, altri sono arrabbiati perché il datore di lavoro non protegge la loro salute, altri ancora, disoccupati da tempo, hanno paura di non trovare più lavoro. Per aiutare le diverse sezioni e regioni, come afferma la dirigente di Unia Renate Schoch, «decine di dipendenti della sede centrale si sono messi a disposizione per aiutare a rispondere a telefonate ed e-mail provenienti da tutto il paese». Oltre a questo, sono stati creati, «un numero telefonico e un indirizzo e-mail per gestire l’emergenza. Stiamo inoltre producendo materiale informativo di diverso tipo per il web e per i social media: cerchiamo di alleggerire la pressione delle chiamate e delle mail in entrata».

Campagna informativa

In questa situazione di crisi, i lavoratori necessitano di informazioni sempre aggiornate. Per questo Unia ha predisposto ricche pagine informative online in materia di diritti del lavoro in caso di pandemia, con tutte le risposte alle domande più frequenti ricevute in questi giorni dai lavoratori. Inoltre, ha prodotto materiali di diverso tipo adatti alla circolazione sui social media. Il giornale tedesco work ha pubblicato un dossier molto ampio dedicato al tema e disponibile online anche per i non abbonati. Anche L’événement syndical è in prima linea per informare gli affiliati e i lettori delle regioni francofone. I responsabili di Unia migrazione, infine, hanno tradotto molto del materiale prodotto in diverse lingue e dedicheranno spazio al corona virus sul prossimo numero di Horizonte.  

La salute prima di tutto

Le rivendicazioni sono in continua evoluzione e sono mirate anche alla difesa dei lavoratori precari e dei disoccupati. Il governo ha risposto in maniera soddisfacente da questo punto di vista, prevedendo tutele anche per i lavoratori senza contratto fisso e gli apprendisti.  A livello nazionale è stata lanciata un appello dedicata al personale dei rami delle cure, della vendita al dettaglio, della logistica e dei trasporti che rivendica condizioni di lavoro sicure. Queste categorie di lavoratori, fondamentali in questa situazione di emergenza al fine di garantire i servizi indispensabili, meritano rispetto e protezione. Nell’edilizia invece la situazione è fuori controllo: i lavoratori si sentono poco protetti e in alcune regioni hanno messo in atto azioni radicali di protesta. Molte regioni sindacali hanno chiesto e ottenuto per questo la chiusura dei cantieri. Un’indagine del sindacato Unia, a cui hanno risposto circa 1800 edili, ha in effetti mostrato che nella maggioranza dei cantieri le misure di sicurezza previste dalla Seco non sono rispettate. Dal momento che i controlli dei cantoni e della Suva sono in questo momento carenti, Unia chiede una chiusura dei cantieri, almeno fino a quando non sarà possibile garantire, oltre ai controlli da parte delle autorità preposte, il rispetto delle regole tramite una riorganizzazione del lavoro da parte dei costruttori.  

Commercio al dettaglio

Nel ramo del commercio al dettaglio, Veronique Polito, responsabile del settore terziario di Unia, ha dichiarato che «il sindacato sta facendo forte pressione sui luoghi di lavoro e a livello politico per proteggere i lavoratori e le lavoratrici». Dare un quadro dettagliato della situazione, continua Polito, «è difficile perché questa varia da contesto a contesto, inoltre è in continua evoluzione di giorno in giorno. In generale possiamo dire che è ancora molto critica. Abbiamo chiesto e in parte ottenuto un rafforzamento delle misure di protezione:

  • la presenza di personale di sicurezza all’entrata delle filiali,
  • il rispetto delle distanze tra un cliente e l’altro,
  • un limite del numero di clienti all’interno del punto vendita.

Molti punti vendita non rispettano però queste misure. La situazione è ancora critica per chi lavora alla cassa. In molte filiali sono stati posti dei plexiglass di sicurezza, ma occorre fare di più per tutelare il personale più esposto, come ad esempio incentivare il pagamento con carte di credito». Negli scorsi giorni non sono mancate tensioni sui luoghi di lavoro: presso la filiale Migros della stazione Cornavin di Ginevra, ad esempio, le disposizioni relative al numero massimo di clienti all’interno della filiale non erano garantite e l’utilizzo di maschere e guanti vietato al personale. Per questo due lavoratrici si sono rifiutate di lavorare e sono state rispedite a casa. Questo ha scatenato la reazione del personale che, domenica scorsa, ha protestato pubblicamente e ottenuto l’introduzione nella filiale di misure di protezione adeguate.

I trasporti

Nel settore dei trasporti e della logistica, Unia, insieme ai sindacati Sev e Syndicom (partner dell’alleanza Fairlog), ha denunciato il deterioramento delle condizioni di lavoro e ha chiaramente affermato che l’attuale pandemia non deve essere usata come pretesto per colpire i lavoratori. Il Consiglio federale ha infatti sospeso importanti disposizioni di protezione contenuti nella legge sul lavoro senza consultare i sindacati. Ha reso più flessibili le regole sull’orario di lavoro e sui periodi di riposo dei conducenti: in due settimane potranno guidare ora fino a 112 ore (invece di 90) e riposare 36 ore (invece di 45). Misure del genere sono accettabili solo se davvero essenziali e inevitabili (ad esempio nei servizi di base), previa consultazione delle parti sociali e a fronte di misure compensative per i dipendenti. In questo caso, Unia chiede di assumere più autisti per far fronte all’emergenza e di riconoscere gli straordinari in maniera adeguata.

L’industria

Negli scorsi giorni, molti lavoratori dell’industria hanno contattato il sindacato preoccupati per la propria salute e quella dei loro colleghi. Per Manuel Wyss, membro della direzione del settore industria di Unia, è stato importante «rispondere prontamente alla crisi. Per questo abbiamo prodotto un documento che intende fornire delle linee guida al personale, affinché le aziende rispettino le disposizioni in materia di sicurezza. In particolare, è l’addetto alla sicurezza del personale che deve essere liberato da ogni incombenza aziendale per potersi occupare esclusivamente di vigilare sul rispetto delle nuove norme». Laddove non è possibile garantire la salute, come in molte realtà dell’industria orologiera, «deve essere interrotta la produzione». Come afferma Wyss, «molte delle aziende hanno risposto abbastanza bene alle direttive emergenziali attraverso il telelavoro, per la parte amministrativa, e la riorganizzazione dei turni, per quella produttiva. Nel settore farmaceutico e in quello alimentare, stando alle commissioni aziendali, le misure sono rispettate, mentre nel settore metalmeccanico gli esponenti dell’associazione padronale Swissmem non sembrano rendersi conto dell’emergenza. Restiamo vigili e continueremo a garantire assistenza ai nostri associati sui temi della sicurezza e della salute e faremo pressione affinché le istituzioni cantonali intensifichino i controlli».

Cassa disoccupazione

I servizi per i disoccupati continuano anche in epoca di crisi. Gli sportelli, fino a nuovo avviso, sono al momento chiusi ma è possibile inviare la documentazione tramite posta ordinaria o elettronica.