L’impegno sui cantieri e per l’ambiente

«Devo andare lì con loro», ha subito pensato il muratore Eric Ducrey.

Eric Ducrey è muratore e attivista per il clima. Conosce le preoccupazioni del movimento e quelle degli edili. Con i suoi 45 anni, Ducrey non è il tipico rappresentante del movimento per il clima. La sua testimonianza dimostra che le preoccupazioni per l’ambiente non appartengono soltanto ai più giovani.

«Sono la persona giusta». Esordisce così Eric Ducrey, orgoglioso, non appena lo incontriamo. «Se parliamo di emergenza climatica, sono uno degli edili più impegnati della regione».

Ducrey è Presidente del settore edilizia della regione Unia di Friburgo ed è anche membro dell’organizzazione Exctincion Rebellion. È quindi a stretto contatto con i giovani esponenti del movimento per il clima.

Era anche presente quando a fine marzo la polizia ha sgomberato il presidio di Mormont nel Canton Vaud. Qui Lafarge Holcim gestisce una fabbrica di cemento e una cava che dovrebbero essere ampliate. 200 attivisti e attiviste avevano occupato la collina, luogo in cui crescono orchidee rare e sono presenti resti archeologici, dichiarandola Zad, ovvero «Zone à defendre» (zona da difendere).   

Danni climatici provocati dalla produzione di cemento

Oltre alla protezione del paesaggio, il movimento voleva denunciare i danni climatici provocati dalla produzione di cemento. Lafarge Holcim produce presso Mormont 800'000 tonnellate annue di cemento, ovvero quasi 400'000 tonnellate di CO2.

Quando la polizia ha iniziato a sgomberare l’area, il muratore Ducrey ha subito pensato «devo andare lì con loro». Ci dice: «Lo sgombero è stato fortunatamente pacifico». Alcuni attivisti sono stati però condannati al carcere. Ducrey l'ha fatta franca. «Credo che a causa della mia età fossi una sorta di sorvegliato speciale».

Lavoro sicuro  

Per Ducrey, il Mormont rappresenta la «fame di cemento» delle aziende che hanno come unico obiettivo il profitto: «A loro non interessa in quali condizioni lasceremo il pianeta ai nostri figli».

Ma per Ducrey, il conflitto sul Mormont mostra anche altro: «Quando si tratta di cemento, anche noi lavoratori edili siamo coinvolti». E se il cemento fosse vietato come materiale da costruzione? Che ne sarà allora degli operai edili, delle loro conoscenze, della loro esperienza professionale? «Per evitare di essere lasciati per strada, dobbiamo restare uniti ora. Abbiamo bisogno di sicurezza del lavoro e di ulteriore formazione per non perdere il treno dell'edilizia sostenibile».

Creare dei posti di lavoro con investimenti nelle energie rinnovabili

Migliorare la protezione dell'ambiente in un modo socialmente accettabile era già una preoccupazione dei sindacati negli anni Ottanta. Il Sel e il Sei (sindacati predecessori di Unia) hanno pubblicato tre rapporti tra il 1983 e il 1995, chiedendo investimenti in progetti ecologici seri e riduzione dell'orario di lavoro.

E durante la crisi economica degli anni Novanta, il Sei calcolò che era possibile creare migliaia di posti di lavoro con investimenti nelle energie rinnovabili. Le iniziative politiche che andavano in questa direzione sono state respinte. Il movimento per il clima ha riportato la questione al centro dell'agenda politica e anche i sindacati sostengono con convinzione la svolta eco-sociale.

Allarme climatico

Lavoratori come Eric Ducrey stanno vivendo in prima persona il riscaldamento climatico. Dice: «20 anni fa, le giornate calde erano ancora molto rare. All’inizio del millennio faceva molto caldo forse per una settimana. Ora i giorni di canicola iniziano già a giugno e durano fino a settembre».

«Regole chiare per le giornate torride»

Ducrey teme che ci saranno più incidenti e persino più morti. Infatti, le temperature alte portano con sé più infortuni sul posto di lavoro. In uno studio, la Suva ha riscontrato che gli incidenti nel settore delle costruzioni e dei trasporti aumentano del sette percento nei giorni in cui si registrano temperature superiori ai 30 gradi. Questo a causa della mancanza di concentrazione e della stanchezza eccessiva. Ecco perché Ducrey chiede «regole chiare per le giornate torride».

«Sciopero per il futuro» il 21 maggio

E Ducrey non è l’unico a preoccuparsi: «Il cambiamento climatico è un problema tra colleghi. I giovani in particolare sono sensibili alla questione». Ecco perché faranno molto rumore durante il cosiddetto allarme climatico delle 11:59 del 21 maggio, la giornata dello sciopero per il futuro. Altre azioni sono ancora in fase di pianificazione.

Eric Ducrey: «È ora che sia faccia davvero qualcosa per la protezione del clima, ma non a spese dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti».