Il sindacato e la digitalizzazione

Un momento di discussione durante la giornata di Olten (©Neil Labrador/L'Evénement syndical)

Un dibattito vivace, alimentato dagli interventi di un’esperta di informatica e di un sociologo del lavoro, ha permesso a Unia di affrontare in modo approfondito le sfide della digitalizzazione e di cominciare a tracciare le grandi linee di una risposta sindacale.

Hadrian, il robot che costruisce la vostra casa in tempi record. Hobbit, il robot mobile per le cure che vi rende dei piccoli servizi e può lanciare l’allarme se cadete. Le casse automatiche che si sostituiscono alla cassiera gentile. E tutte le app che si ispirano a Uber e promettono ampi profitti ai loro proprietari, ai danni di interi rami professionali… La rivoluzione digitale è in cammino. Una rivoluzione che può avere risvolti positivi, come la riduzione del tempo di lavoro, ma che può mandare a gambe all’aria i diritti e le misure di protezione dei lavoratori. La sfida della digitalizzazione è stata al centro della 7a giornata di Olten di Unia, tenutasi l’11 febbraio scorso con la partecipazione di 110 militanti e funzionari di Unia.

Opportunità

«Quest’anno parliamo di un tema che sta segnando l’intera società», ha osservato Vania Alleva nell’introduzione alla giornata. Se nei media questa rivoluzione è presentata in termini negativi, la presidente di Unia vi ravvisa anche delle opportunità : «La storia mondiale non è determinata solo dalla tecnologia ma è anche il risultato della volontà umana. Tutto dipende dal modo con cui vogliamo regolamentare questa tecnologia per evitare uno smantellamento delle conquiste sociali. Dobbiamo trovare l’approccio giusto, a livello politico e a livello di rami professionali e aziende. Dobbiamo capire ciò che questi cambiamenti implicano per il mondo del lavoro in modo da formulare le nostre rivendicazioni e adottare una strategia per imporle».

Il problema dei dati

Prima della presentazione delle tesi del sociologo Martin Kuhlmann (vedi riquadro), servite da spunto per la discussione nei gruppi di lavoro, l’informatica e giornalista tedesca Constanze Kurz, portavoce del Chaos Computer Club, ha offerto ampi spunti di dibattito, presentando un’indagine sulla sostituzione del lavoro umano con dei robot. «Nell’agricoltura, per esempio, vi sono aziende molto digitalizzate. Alcune sono automatizzate da tempo, in particolare per la mungitura. Poiché le macchine costano meno, la robotizzazione ha preso piede. Abbiamo visitato aziende dove nel fine settimana era presente una sola persona.» Questa digitalizzazione implica la produzione di una grande quantità di dati. Kurz ha messo in guardia dalle conseguenze della gestione di questi dati. «Grazie a dei sensori posti sulle mucche è possibile sapere quando una di loro è feconda e pronta a essere inseminata. Chi dispone di questi dati? Chi decide che la mucca numero 81 debba essere fecondata? Ci sono aziende che vendono questi servizi. Si potrebbe fare lo stesso con l’essere umano, per trovare per esempio il momento di massima prestazione della manodopera o per controllare il personale. Le aziende potrebbero scambiarsi le informazioni. Può essere molto pericoloso in paesi dove la protezione dei dati è insufficiente.»

Evoluzione tecnologica: che fare?

A proposito del robot Hadrian, che in due giorni può compiere il lavoro che un muratore fa in 4-6 settimane, e di Hobbit, il robot di compagnia per le persone anziane, Constanze Kurz ha osservato: «La questione è di sapere come servirci di queste macchine e non come loro si servono di noi. » In ogni caso il lavoro umano a suo avviso è destinato a «ritirarsi sempre di più». Pierluigi Fedele, segretario regionale di Unia Transjurane, ha aperto la discussione esprimendo la sua inquietudine di fronte alla perdita di capacità umane e al rischio di una robotizzazione dei nostri comportamenti. Un militante si è chiesto : «Due secoli fa non è stato possibile fermare le fabbriche. Le casse automatiche si stanno diffondendo nei negozi, queste macchine ci rubano il lavoro. Che ne sarà delle persone che non hanno più lavoro? Bisogna tassare i robot?» Altri interrogativi sono stati sollevati da un segretario sindacale : «Quali sono le possibilità offerte da queste tecnologie per sottrarsi all’economia capitalista? In che direzione vogliamo andare? Questi sistemi saranno utilizzati per peggiorare le condizioni di lavoro e distruggere lo stato sociale. Ci vogliono dei controprogetti.» Un giovane militante ha aggiunto: «Forse ci sarà meno lavoro, ma non è questo il problema; il problema è l’abbinamento tra lavoro e salario.» (da : L’Evénement syndicale)