«Abbiamo evitato il peggio»

In Ticino i falegnami hanno una grande tradizione sindacale

Dopo un anno di pericoloso vuoto contrattuale, le delegate e i delegati dei sindacati Unia e Syna e dell’associazione padronale Asfms hanno firmato un Ccl che entrerà in vigore a partire dal 2022.

Il nuovo Ccl si fonda su quello scaduto alla fine del 2020 e sarà valido fino alla fine del 2025. Nel nuovo testo sono da registrare progressi in ambito salariale e delle condizioni di lavoro: i salari minimi per il personale qualificato aumenteranno dell’1%, raggiungendo quota 5111 franchi; migliora anche la protezione contro il licenziamento dei lavoratori più anziani; sono infine confermate le severe sanzioni per le aziende inadempienti a protezione dei salari e delle condizioni di lavoro.

Una brutta situazione

Nei mesi di vuoto contrattuale non sono mancati episodi che hanno fatto temere il peggio. Igor Cima, dirigente di Unia Ticino, che ha seguito da vicino le trattative, lo conferma: «in questi mesi nel sud della Svizzera abbiamo ricevuto numerose segnalazioni di lavoratori a cui erano stati offerti salari ben al di sotto dei minimi contrattuali. È difficile quantificare con esattezza gli effetti di questo vuoto contrattuale, perché ovviamente la fame di lavoro alle nostre latitudini non aiuta i lavoratori a denunciare. Credo però di poter affermare con certezza che il vuoto contrattuale, se si fosse protratto ulteriormente, avrebbe causato danni difficilmente riparabili. Da una parte quindi possiamo tirare un sospiro di sollievo, dall’altra c’è delusione per l’atteggiamento padronale che, dopo tre anni di trattative e un accordo di massima sul prepensionamento, ha fatto naufragare tutto».

Analisi più approfondite potranno dire cosa sia veramente successo in questi mesi.

Ripartire

Anche Bruna Campanello, responsabile nazionale Unia del settore Artigianato, non nasconde la propria delusione: «Il contratto è certamente una notizia positiva, ma il naufragio del prepensionamento, voluto dal padronato, lascia l’amaro in bocca e molti problemi aperti. Uomini e donne impiegate nel ramo della falegnameria sono orgogliosi di svolgere una delle professioni tra le più affascinanti, con una storia millenaria, eppure non sono poche le persone che abbandonano la professione intorno ai 40 anni o anche più tardi. Il prepensionamento avrebbe restituito attrattività al ramo. La questione non è però chiusa. I pittori ci hanno messo più di dieci anni per ottenere il prepensionamento».

Ai margini delle trattative, le parti sociali hanno infatti firmato una lettera d’intenti che lascia ben sperare per il futuro. Nei prossimi anni, infatti, le parti contraenti intendono condurre trattative per migliorare la conciliazione della vita professionale e familiare e vagliare i possibili modelli di alleggerimento per i lavoratori anziani e di lunga data.