Aiuto sull’isola

Volontaria nel centro di registrazione dei profughi a Lesbos.

In gennaio Lena Frank, segretaria nazionale dei giovani Unia, ha trascorso dieci giorni come volontaria sull’isola di Lesbos. Ora si appresta a tornarci.

«Rabbia, questo ho provato di fronte ai profughi in arrivo sulle coste della Grecia», dice Lena Frank. «Una rabbia ‘politica’, sapendo quanto è ancora lunga la strada di fronte a loro, prima che possano davvero arrivare». In gennaio la segretaria dei giovani Unia ha deciso di andare nel campo profughi di Moira, sull’isola di Lesbos, per lavorare come volontaria. «Ho degli amici che erano già lì e mi sono messa a disposizione di una piccola organizzazione attiva sul posto».

Lavoro volontario

Lena è infermiera diplomata, nel campo profughi si occupa di assistenza sanitaria di base. «In quel periodo era brutto tempo, faceva freddo, non c’erano moltissimi rifugiati ». Questo le ha dato il tempo di osservare la situazione. «Quel che mi ha colpito è che quasi tutta l’infrastruttura si basa sul lavoro di volontari. Lo Stato greco e l’Unione europea non sono quasi presenti. C’è solo la polizia, che registra chi arriva». Ma anche il volontariato ha i suoi limiti. «Le medicine ci sono, c’è anche la possibilità di mandare chi ne ha bisogno in ospedale, ma non tutti i volontari sono consapevoli delle regole igieniche che una situazione del genere richiede».

Impegno politico

Dall’esperienza in Grecia, Lena Frank trae conseguenze per il suo impegno politico. «Anche noi in Svizzera siamo responsabili. Dobbiamo combattere il sistema di Dublino. Dobbiamo impegnarci per una vera politica di pace». Tra qualche giorno partirà di nuovo per Lesbos, per tre settimane.