«Edilizia: progressi, ma non basta»

Rimangono ancora molte questioni aperte, tra cui la protezione dei lavoratori in caso di intemperie.

Nel dicembre del 2015, dopo un lungo conflitto, la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) e i sindacati Unia e Syna si erano accordati sul rinnovo del Contratto nazionale mantello (CNM) e su misure per salvaguardare il pensionamento a 60 anni. Rimanevano però in sospeso molte questioni. Ora su alcuni punti le parti hanno trovato un’intesa. I lavoratori edili di Unia si pronunceranno sull’accordo a inizio marzo. Disattese però le speranze di un aumento salariale.

«Gli impresari costruttori non ne vogliono sapere di un aumento salariale generalizzato e questa è senza dubbio una nota dolente», osserva Nico Lutz, responsabile di Unia per l’edilizia. I datori di lavoro giustificano la loro posizione con l’aumento dei contributi per la pensione a 60 anni e il rincaro negativo. «E questo nonostante il settore goda di buona salute, gli edili lavorino duro e da tre anni aspettino un aumento del salario», nota Lutz. Il bilancio dei negoziati tuttavia non è del tutto negativo. Tanto più che fino a gennaio i datori di lavoro si erano opposti a negoziare su miglioramenti nel contratto e volevano discutere solo di un aumento dei contributi per il fondo paritetico (Parifonds). L’intesa raggiunta ora tra sindacati e impresari costruttori ha una portata più ampia e comporta diversi vantaggi per i lavoratori.

Meno abusi

Tra le novità di rilievo c’è il fatto che dopo tre anni di esperienza professionale i lavoratori edili passeranno in linea di principio dalla categoria di salario C alla categoria B, che prevede stipendi più alti. Eccezioni sono possibili, ma devono essere segnalate alla commissione paritetica. La misura riprende una rivendicazione avanzata da tempo dai sindacati. Serve a evitare che aziende scorrette mantengano buona parte dei dipendenti nella categoria di salario più bassa, a prescindere dalla loro esperienza professionale. «È una misura molto importante, in particolare per il Ticino, dove alcune aziende hanno costruito interi edifici impiegando lavoratori solo nella categoria C», sottolinea Nico Lutz. «Si tratta di una forma comune di dumping. La differenza di salario tra categoria C e B in Ticino è di 400 franchi.»

Più soldi

In futuro inoltre i premi effettivi per l’indennità giornaliera per malattia saranno suddivisi tra datori di lavoro e lavoratori. Anche questa era una vecchia rivendicazione dei sindacati. Attualmente non è così : i lavoratori pagano spesso l’intero premio. In altre parole, alla fine del mese molti lavoratori potranno contare su un salario netto più elevato. Qualche soldo in più finirà nel portafoglio degli edili di molti cantoni (ma non del Ticino, dove l’indennità è regolata in modo diverso) anche grazie all’aumento di un franco del risarcimento per il pranzo. Per buona parte dei lavoratori questo significa avere a disposizione 20 franchi in più al mese.

Finanziamento garantito

Al di là di questi miglioramenti materiali, l’accordo permette di garantire il finanziamento del fondo paritetico dell’edilizia principale (Parifonds) nella Svizzera tedesca, nel Giura e a Friburgo. Il fondo, alimentato da datori di lavoro e lavoratori, serve a finanziare l’applicazione del CNM e vari corsi di formazione. Nel 2013 i contributi erano stati ridotti perché il fondo aveva accumulato ampie riserve. Nel frattempo le riserve sono consumate, soprattutto a causa del forte aumento dei costi per la formazione. I premi aumenteranno dunque dello 0,1% per i datori di lavoro e dello 0,15% per i lavoratori, tornando al livello precedente al 2013. Il fondo dovrà inoltre ridurre le sue prestazioni per le offerte di formazione. Questo punto dell’accordo non riguarda tuttavia Ticino, Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Vallese, che hanno un proprio fondo.

I negoziati continuano

«Abbiamo migliorato alcuni punti del contratto per noi importanti e siamo riusciti a garantire il futuro del fondo paritetico», riassume Nico Lutz. Ma su molte questioni, in particolare sulla protezione dai licenziamenti dei lavoratori anziani, sulla regolamentazione dell’orario di lavoro, sulla protezione in caso di intemperie e sulla lotta al dumping salariale, le parti sociali dovranno ancora negoziare. Intanto l’accordo raggiunto a gennaio è stato approvato dalla conferenza dei presidenti dell’edilizia di Unia. La decisione definitiva sarà presa a inizio marzo dalla conferenza professionale dell’edilizia. Pochi giorni dopo si esprimerà anche l’assemblea dei delegati della SSIC.