Le retribuzioni nel ramo della vendita sono in calo in tutta la Svizzera

Dietro le belle vetrine vigono condizioni di crescente precarietà.

Se nel 2010 in Ticino una venditrice quarantenne con dieci anni di esperienza guadagnava 4290 franchi, quattro anni dopo ne guadagnava 4020, con un calo del 6,3 %. Il Ticino è la regione più colpita, ma diminuzioni tra il 2 e il 6 % si registrano in tutta la Svizzera. « È un campanello d’allarme », commenta Natalie Imboden, responsabile di Unia per il commercio al dettaglio.

Le diminuzioni più importanti in termini assoluti interessano la Svizzera orientale (-290 franchi) e la Svizzera centrale (-300 franchi), dove però i salari mediani sono più alti rispetto al Ticino. Il fenomeno, rivelato dal nuovo calcolatore dei salari dell’Unione sindacale svizzera, interessa tutte le regioni. « I dati mettono in evidenza ciò che constatiamo quotidianamente nei nostri incontri con il personale delle vendite : la pressione sui salari e la precarizzazione sono aumentate », osserva Natalie Imboden.

Laboratorio di precarizzazione

Un’analisi condivisa da Enrico Borelli, segretario regionale di Unia Ticino e Moesa : « La vendita è un laboratorio di precarizzazione. Ci sono sempre più contratti a tempo parziale e le condizioni di lavoro peggiorano. Anzi, poiché le cifre dell’USS sono calcolate per un salario al 100 %, la situazione reale di molte lavoratrici e lavoratori è peggiore di quanto emerge dai dati. ». La tendenza è confermata del resto anche da altre fonti.

In una recente dichiarazione al quotidiano Tages Anzeiger, il segretario dell’Unione sindacale del Canton Zurigo, Björn Resener, ha rivelato che nel 2014 su 902 controlli nel ramo della vendita al dettaglio da parte dell’Ufficio cantonale del lavoro zurighese sono emersi 103 casi di dumping salariale. L’anno successivo i casi erano già 147 su 660 controlli.

L’esperienza non paga

Al di là di una generale pressione sui salari nella vendita al dettaglio, il problema colpisce presumibilmente in modo particolare le venditrici e i venditori con vari anni di esperienza. I CCL dei due giganti del settore, Migros e Coop, proteggono infatti i salari minimi di chi entra nella professione. « Le cifre del calcolatore dei salari dell’USS fanno perciò ritenere che l’evoluzione dei salari per il personale che lavora già da anni nel ramo non sia molto positiva.

In poche parole, i dati dicono che l’esperienza non paga », dice Natalie Imboden. « Nei futuri negoziati per i CCL, le nostre rivendicazioni dovrebbero andare in direzione di una graduatoria dei salari minimi basata sugli anni di esperienza, per garantire un’evoluzione positiva dei salari. E in ogni caso servono CCL forti »

Tuttavia vi sono senza dubbio anche altri fattori che hanno determinato la differenza salariale tra il 2010 e il 2014. « Uno di questi potrebbero essere le gratificazioni, che generalmente sono collegate alla cifra d’affari e che quindi tendono a ridursi o a sparire in un periodo di difficoltà legate al commercio online, alla forza del franco e alla pressione sui prezzi », aggiunge Imboden.

« Emergenza sociale »

La situazione è particolarmente preoccupante in Ticino. Le cifre dell’USS indicano che il cantone, già segnato da salari particolarmente bassi, sta perdendo ulteriormente terreno nei confronti del resto della Svizzera. Tanto più che in Ticino la riduzione dei salari emersa dai dati elaborati dall’USS non riguarda solo il ramo delle vendite, ma anche l’industria metalmeccanica (solo Ginevra ha un’evoluzione analoga) e l’artigianato (in questo settore il Ticino è il solo cantone ad avere un’evoluzione negativa).

« I dati confermano che in Ticino viviamo una situazione drammatica », afferma Enrico Borelli. « Siamo di fronte a una vera e propria emergenza sociale. Il mercato del lavoro ticinese è degradato, gli abusi sono sempre più numerosi e spesso sfociano in inchieste penali. Se vogliamo invertire la tendenza non bastano più soluzioni puntuali. Occorre una visione d’insieme, un salto di qualità nella lotta agli abusi. »