La fine degli anni Novanta

David Card è uno dei vincitori del Premio Nobel in Economia. (Foto: UC Berkeley)

Alla fine dello scorso secolo, le teorie economiche più in voga affermavano che i salari minimi facevano male all’occupazione e i migranti erano un pericolo per i salari. Gli studi empirici di David Card, Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens, freschi di Premio Nobel in economia, hanno dimostrato esattamente il contrario.

Era l’inizio degli anni Novanta quando David Card e Alan B. Krueger, due giovani e brillanti economisti, si fecero notare per i risultati di una ricerca sul salario minimo. Le loro conclusioni contraddicevano le teorie più in voga: l’introduzione di un salario minimo non ha effetti negativi sull’occupazione.

Distruggere un mito

Nel 1995, dopo una serie di articoli, Card e Krueger pubblicarono un libro per approfondire l’argomento intitolato Myth and Measurement: the New Economics of the Minimum Wage (Mito e misurazione: la nuova economia del salario minimo). In questo studio, gli studiosi presentarono ulteriori ricerche dedicate all’argomento e arrivarono a dimostrare che l’aumento dei salari minimi non era in relazione con la riduzione dei posti di lavoro per le persone impiegate in rami professionali a basso salario, oggi definiti giustamente come rami professionali essenziali.

I due accademici utilizzarono dati relativi al mercato del lavoro statunitense, ovvero l’aumento del salario minimo del New Jersey nel 1992, quello della California del 1988 e gli aumenti del salario minimo federale nel 1990-91. Questi dati furono analizzati attraverso metodi presi in prestito dalle scienze naturali. Una metodologia innovativa che fu perfezionata negli anni successivi da Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens, vincitori del premio Nobel insieme a Card per gli studi dedicati soprattutto al principio causa-effetto. Krueger, purtroppo, è morto suicida, ma può essere considerato comunque il vincitore morale del premio insieme ai colleghi.

Nel libro, gli autori riesaminarono criticamente anche la letteratura sul salario minimo, scoprendo che mancava di solide basi empiriche e scientifiche. I due autori ovviamente furono per questo attaccati da più parti, ma furono anche sostenuti più tardi da autori eterodossi, primo fra tutti Joseph E. Stiglitz, oggi un’autorità nell’ambito della critica al Neoliberismo più selvaggio. Questo e altri studi dei premi Nobel hanno contribuito a cambiare gradualmente la visione e le politiche sul salario minimo. Inoltre, la storia sembra aver dato loro ragione: anche in Svizzera, per citare solo un esempio, la recente introduzione a livello cantonale di salari minimi si è dimostrata per il momento ininfluente ai fini occupazionali.

Lo spauracchio

Il nome di Card è legato anche agli studi sui flussi migratori negli Stati Uniti. A partire dai dati relativi alle ondate migratorie caraibiche di fine millennio negli States, Card riuscì a dimostrare, che non c’era alcun rapporto tra aumento dei flussi migratori e pressione al ribasso sui salari dei lavoratori meno istruiti presenti sul territorio. Nello stesso studio riuscì a dimostrare che i figli dei migranti arrivati negli Stati Uniti dopo il 1965, le seconde generazioni, contrariamente a quanto creduto da molti, erano riuscite a ottenere migliori risultati scolastici e professionali rispetto ai figli delle persone non immigrate.

Anche con questo studio, Card riuscì a decostruire teorie economiche e sociali che puntualmente tornano come uno spauracchio anche alle nostre latitudini. Ovviamente il contesto storico e geografico non permette di fare un discorso generale, ma Card ha sicuramente dimostrato che, a volte, ciò che è considerato come un dogma, qualcosa di certo, necessita comunque di un riscontro, di prove scientifiche. Ai neoliberisti e populisti nostrani questo Nobel non piacerà di sicuro.