Soddisfatti, ma pronti a lottare

Si brinda all'accordo, consapevoli però del lavoro che rimane da fare

Al termine di una discussione animata, i lavoratori edili di Unia approvano l’intesa raggiunta con gli impresari costruttori. C’è soddisfazione per il risultato positivo, ma anche la consapevolezza che su molte questioni occorre ancora lottare.

«Certo, chi non vuole di più?», dice sorridendo Marco Varnica, lavoratore edile di Zurigo, 58 anni. «Anche i manager che guadagnano milioni vogliono sempre qualcosa in più. Figuriamoci noi… Ma l’accordo raggiunto salva il pensionamento a 60 anni e questo è fondamentale. Sia per chi come me ne potrà presto approfittare, sia per i giovani!»

La sua opinione rispecchia lo stato d’animo di molti dei delegati convenuti sabato a Berna per partecipare alla riunione del «parlament» dei lavoratori edili di Unia. La discussione riguarda l’accordo raggiunto lo scorso 8 dicembre dalle delegazioni della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) e dei sindacati Unia e Syna sul pensionamento a 60 anni e per il rinnovo del Contratto nazionale mantello per l’edilizia (CNM).

Risultato non scontato

C’è soddisfazione soprattutto per il punto centrale dell’accordo: grazie a un aumento dei contributi, che chiama alla cassa gli imprenditori più dei lavoratori, le rendite per il pensionamento anticipato a 60 anni sono garantite. Senza dubbio c’è sollievo anche per il rinnovo del CNM. Ma c’è anche la consapevolezza che molto rimane da fare, in particolare per ottenere una migliore protezione dei lavoratori in caso di intemperie e per lottare con misure più incisive contro il dumping salariale.

Che quello degli edili rimanga un lavoro duro, faticoso e pienodi pericoli lo ricorda il caso di Bernardino, un lavoratore interinale morto pochi giorni fa su un cantiere nel cantone di Berna. Un ennesimo morto di troppo, a cui prima di cominciare i lavori la conferenza dedica un commosso minuto di silenzio.

L’esito della vertenza non era per niente scontato, ricorda Nico Lutz, responsabile del settore edilizia di Unia, aprendo l’assemblea. «All’inizio del 2015, gli impresari costruttori hanno lanciato un attacco contro il pensionamento a 60 anni», osserva Lutz. «Rifiutandosi di negoziare, volevano impedire che si trovasse una soluzione per finanziare il pensionamento anticipato. Così avrebbero potuto alzare l’età di pensionamento o ridurre le rendite».

La lotta paga

Solo la mobilitazione dei lavoratori dell’edilizia, tra giugno e novembre, ha cambiato le carte in tavola «È stato un segnale importante», dice ancora Lutz. «Gli impresari sono tornati al tavolo delle trattative. E non sono riusciti a dividere i sindacati».

Anche Vania Alleva, presidente centrale di Unia, rammenta che appena un mese fa la situazione era ben diversa e il rischio di un aumento dell’età di pensionamento era reale. «Il risultato di queste trattative non è un regalo, è una conquista», sottolinea. Le fa eco un delegato di Bienne: «Quei diecimila lavoratori scesi in piazza in autunno hanno lottato anche per chi non c’era. Senza lottare non otteniamo niente».

Una porta aperta

Durante la conferenza, la discussione è animata. Diversi delegati sono scontenti per il fatto che il nuovo CNM non recepisca rivendicazioni centrali espresse dai lavoratori edili, quali una migliore protezione dalle intemperie, e non comprenda aumenti salariali.

Molti interventi rilevano però anche che, data la situazione di partenza, il risultato dei negoziati è molto positivo. «È una vittoria significativa», esclama un delegato di Zurigo. «Anche perché la porta rimane aperta per altrinegoziati». In ogni caso è condivisa da tutti l’opinione, espressa in vari interventi, che Unia debba migliorare la sua capacità di mobilitazione nei cantieri. «Dobbiamo diventare più forti», riassume in albanese un delegato dell’Oberland bernese.

Larga maggioranza

Alla fine prevale la soddisfazione per il risultato raggiunto. La conferenza approva a larga maggioranza l’intesa con la SSIC. «La vicenda ha dimostrato che in questo paese è possibile imporre contributi più alti per il pensionamento», commenta al termine del dibattito Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera. Tempo per una foto di gruppo, poi si brinda. «Chi si è opposto all’accordo ha forse anche qualche ragione», osserva durante il pranzo Julio Pires, macchinista a Thusis. «Ma abbiamo raggiunto una tappa importante. Ora bisogna andare avanti, discutere della questione delle intemperie. Passo dopo passo.