«Servono misure davvero efficaci»

L’iniziativa lanciata da Unia è sostenuta anche da un comitato di 100 imprenditori.

Il 28 febbraio nel canton Zurigo si vota sull’iniziativa contro il dumping salariale. Un voto di importanza nazionale.

A conclusione di un’inchiesta giornalistica sul dumping salariale in Svizzera, pubblicata poche settimane fa (Lohndumping. Eine Spurensuche auf dem Bau, edizioni Rotpunkt), la giornalista grigionese Anja Conzett constata che in generale buona parte degli attori coinvolti sono concordi sulla necessità di migliorare la lotta alle violazioni delle norme sui salari e sulle condizioni di lavoro.

Concorrenza sleale

Il dumping salariale del resto non danneggia solo i lavoratori che ricevono salari inferiori a quelli dovuti. A farne le spese sono anche le aziende che si comportano correttamente e sono confrontate La legislazione in vigore prevede che il rispetto delle norme sulle condizioni di lavoro sia verificato da commissioni paritarie, di cui fanno parte sindacati e associazioni padronali. Nei settori che non dispongono di un CCL entrano in gioco anche le autorità cantonali. Per Unia è però chiaro che gli strumenti di controllo a disposizione non bastano. con una concorrenza sleale. E naturalmente i loro dipendenti, che rischiano di perdere il posto di lavoro.

La babele dei subappalti

La realtà dei cantieri oggi è fatta di decine e decine di aziende che lavorano in subappalto o sub-subappalto, di operai che parlano un gran numero di lingue diverse e spesso sono iscritti come lavoratori indipendenti, ma in realtà sono di fatto dipendenti. Gli strumenti messi a disposizione dalla legge sui lavoratori distaccati spesso non sono sufficienti a combattere gli abusi. «Gli organi di controllo sono in buona parte impotenti di fronte ad aziende intenzionate a violare le norme sul lavoro», osserva Nico Lutz, responsabile del settore edilizia di Unia. «Se colta in fallo, un’azienda può scomparire in fretta e rinascere con un nuovo nome. Abbiamo assolutamente bisogno di misure davvero efficaci, che permettano di intervenire immediatamente».

Il dumping come il doping

L’iniziativa in votazione nel canton Zurigo chiede che le autorità cantonali, su segnalazione degli organi di controllo, possano ordinare l’immediata interruzione dei lavori se vi è un sospetto fondato che un’azienda violi le norme sulla protezione dei lavoratori, sui salari minimi e sulle condizioni di lavoro e se l’azienda in questione si rifiuta di collaborare. «La proposta in votazione ha per noi anche una valenza nazionale, è un segnale importante», afferma ancora Lutz. Fra i fautori dell’iniziativa c’è anche un comitato di datori di lavoro, di cui fanno parte un centinaio di imprenditori.      Contro la proposta si sono invece schierati il governo e la maggioranza del parlamento cantonali, i partiti borghesi e le associazioni economiche. Il relativo consenso sulla necessità di agire contro il dumping si scontra con profonde divergenze sulla natura e sulla portata delle misure da adottare. Uno degli argomenti spesso ripetuti contro l’iniziativa è che in realtà il dumping salariale interessa solo una quota marginale delle attività economiche. «Il dumping è un po’ come il doping nello sport», risponde Nico Lutz. «Bastano pochi atleti che cominciano a farne uso per danneggiare un’intera disciplina sportiva.»