Venti casi di dumping al giorno

Azione a Zurigo contro il dumping salariale

I cantoni avrebbero gli strumenti per agire efficacemente contro chi esercita pressioni indebite sui salari. Ma la maggior parte di loro non lo fa.

Le cifre sono impressionanti. Lo scorso anno gli ispettori del lavoro svizzeri hanno avuto 5341 volte il sospetto che un’azienda non rispettasse i salari minimi. Ciò corrisponde a quasi 15 allarmi dumping al giorno, solo nei settori coperti da un contratto collettivo di lavoro. Nico Lutz, responsabile dell’edilizia di Unia, osserva: «Nella maggior parte dei casi il sospetto si rivela fondato». Inoltre ci sono i casi di dumping in settori senza Ccl: quattro o cinque al giorno. Insieme si arriva a quasi 20 casi giornalieri. E si tratta solo di quelli che vengono alla luce e finiscono nelle statistiche della Segreteria di Stato dell’economia (Seco).

Responsabilità dei cantoni

Il nuovo rapporto della Seco mostra però anche altro: se lo volessero, i cantoni potrebbero agire contro chi mette sotto pressione i salari. Gli ispettori bernesi per esempio hanno deciso per 67 volte lo scorso anno un’interruzione dei lavori perché c’erano indizi di indipendenza fittizia. È un trucco molto diffuso: le aziende assumono lavoratori con salari da fame e li annunciano come indipendenti. Così non devono rispettare i salari minimi. Spesso le aziende sono disposte a mettere le carte in tavola solo dopo un’interruzione dei lavori. Ma solo i cantoni di Berna e Ginevra fanno ricorso in modo sistematico a questa misura. La maggior parte dei cantoni nel 2015 non ha ordinato neppure un’interruzione. Tra di essi anche Zurigo, uno dei motori dell’economia svizzera.

Situazione insostenibile

Per Nico Lutz si tratta di una situazione insostenibile: «Il modo in cui alcuni cantoni fanno il loro lavoro è una catastrofe». Anche a livello federale non si muove quasi niente. Il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann è contrario a nuove misure contro il dumping. In marzo si è limitato ad adottare uno striminzito «piano d’azione» per migliorare l’applicazione delle misure esistenti.

Ora servirebbe invece ben altro. Lutz chiede «più controlli, migliori strumenti e più salari minimi ». E anche il conferimento dell'obbligatorietà generale a un contratto collettivo di lavoro dovrebbe essere reso più facile.