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Il movimento per il clima, sempre più variegato, annuncia un nuovo sciopero per il 2021

Lo scorso 4 dicembre il comitato Strike for future ha proclamato per il 21 maggio 2021 un nuovo sciopero per il clima. L’obiettivo è anche quello di aprire sempre più il movimento a diversi settori della popolazione non ancora protagonisti. L’esempio dei sindacati e dei Nonni per il clima, movimento internazionale presente anche in Svizzera, va già in questa direzione.

Crisi sanitaria, sociale, economica e climatica sono fenomeni interconnessi. Il movimento per il clima elvetico ne è convinto. È il momento giusto per agire, per cambiare il corso delle cose e prendere sul serio la crisi ambientale.

In questi mesi di pandemia, il movimento è rimasto attivo, ma è indubbio che abbia sofferto in termini di visibilità. Per il 2021 gli obiettivi sono due: riprendersi la scena e mobilitare nuove fasce di popolazione. Intanto, oltre ai giovani per il clima, altri gruppi cercano di dare il loro contributo.

Clima e lavoro 

Da tempo, il movimento per il clima lavora a stretto contatto con diverse sigle sindacali, tra cui Unia, per cercare di coinvolgere lavoratrici e lavoratori nelle proteste e nella formulazione di proposte. Durante la conferenza stampa di annuncio della giornata di sciopero e di azioni di protesta, Peppina Beeli, corresponsabile del dossier climatico per Unia, ha confermato il pieno appoggio del sindacato alla protesta: «Unia appoggia con convinzione questa scelta. Per la nostra organizzazione sono necessarie forti misure ecologiche, che però non vadano a colpire i lavoratori e i settori sociali più deboli. Al contrario le misure ambientali devono essere accompagnate da una redistribuzione della ricchezza. Le energie rinnovabili e il risanamento degli edifici, ad esempio, sono settori dove si può creare lavoro e fermare la catastrofe climatica. Laddove posti di lavoro sono in pericolo, occorre invece un’offensiva formativa e la garanzia che nessuno venga lasciato indietro».

Il percorso di preparazione di Unia alla giornata di protesta sarà suddiviso in due fasi: «Nella prima porteremo il tema del riscaldamento globale tra i nostri iscritti e nei luoghi di lavoro, concentrandoci in particolare sulle conseguenze di questo fenomeno per il mondo del lavoro, mentre nella seconda penseremo insieme alle forme di mobilitazione».  

Movimento intergenerazionale

Alla conferenza stampa era presente anche Virginia Halecka Cattin, pensionata romanda e rappresentante dei Nonni per il clima, un movimento internazionale che ha attecchito anche in Svizzera nel 2014. Virginia Cattin, ha le idee chiare: «Il nostro obiettivo è quello di lasciare alla generazione dei nostri nipoti una pianeta vivibile».

Anche lei è fermamente convinta che il movimento debba coinvolgere persone di diversa estrazione sociale ed età: «Per le assemblee popolari di preparazione alla protesta, facciamo appello, insieme alle altre organizzazioni, a tutta la società: scuole, quartieri, luoghi di lavoro e di studio, sindacati, partiti, Ong, Chiese, persone di qualsiasi età e provenienza».

E sulle difficoltà del movimento nel 2020 e, in particolare, degli attivisti più anziani, risponde: «Siamo stati messi di fronte a una scelta: il coronavirus oppure i nostri nipoti. Noi abbiamo scelto di agire, nel rispetto di tutte le norme sanitarie, per il futuro dei nostri nipoti, organizzando attività formative online, azioni di protesta durante lo sciopero dello scorso 15 maggio, iniziative per fare pressione rispetto alla Legge sul CO2, per denunciare la scomparsa dei ghiacciai alpini, per sostenere i giovani attivisti di Lausanne Action Climat a processo …».

La Legge CO2  

Negli ultimi tempi la Legge sul CO2, approvata a settembre dal Parlamento, ha creato malumori nel movimento. Per alcuni, tra cui il sindacato Unia, si tratta di un passo nella giusta direzione, anche se non ancora sufficiente, per altri una promessa disattesa. Le critiche riguardano soprattutto il mancato rispetto dell’accordo di Parigi (0 emissioni al netto entro il 2030) e la poca considerazione del concetto di giustizia climatica.

Oltre a questo, molti disapprovano la scarsa considerazione dell’impatto climatico della piazza finanziaria elvetica. La stessa Confederazione, in uno studio recente, ha confermato che i grandi attori finanziari elvetici, attraverso i loro investimenti, contribuiscono drammaticamente al riscaldamento globale. Il movimento ha comunque deciso di rinunciare a un referendum nazionale. Soltanto alcuni gruppi regionali tenteranno questa strada per opporsi alla legge.