Il personale curante in formazione sotto pressione

Molti incontrano sul posto di lavoro condizioni che non corrispondono alle aspettative.

Penso che tra dieci anni non farò più questo lavoro: è così che ha risposto quasi la metà dei partecipanti all’inchiesta che Unia ha condotto tra il personale curante in formazione che opera nella Svizzera tedesca. Per evitare che ciò avvenga il sindacato rivendica migliori condizioni di lavoro.

Le strutture private di cura  stanno crescendo ovunque come funghi, anche perché aumenta la popolazione anziana. La maggior parte delle persone (85%) che sceglie di formarsi nel campo delle cure lo fa perché ritiene che si tratti di lavori utili e che danno soddisfazione. Ma  lungo il cammino le sorprese spiacevoli non mancano. Molti incontrano infatti sul posto di lavoro condizioni che non corrispondono alle aspettative. Lo dimostra l’inchiesta di Unia che ha coinvolto oltre 1000 persone che stanno effettuando vari tipi di formazioni nel settore curante.

Personale insufficiente

Più della metà (55%) si lamenta di non poter svolgere adeguatamente il proprio compito perché il personale o il tempo a disposizione sono insufficienti. Nella case per lunghe degenze il valore è ancora maggiore (61%). E visto che il personale scarseggia si ricorre agli straordinari. Il 58% afferma di effettuarne regolarmente anche se in vari casi sarebbe vietato: il 30% ogni settimana e il 7% ogni giorno. Da notare che a farne di più sono le persone che stanno seguendo una formazione superiore.

Inoltre, quattro su dieci svolgono compiti che vanno al di là delle proprie competenze, ciò che è un rischio per la lavoratrice o il lavoratore, ma anche per la persona assistita. Il problema è più frequente tra chi accudisce anziani o persone che hanno bisogno di lunghe cure.

Paghe inadeguate

Nell’inchiesta, quasi  una/o su quattro afferma di non essere adeguatamente assistita/o sul posto di lavoro durante la fase pratica e ciò interessa soprattutto le professioni che richiedono una minore formazione. C’è poi il problema del salario: il 68% di chi ha risposto al questionario non lo ritiene adeguato. Molti (45%) quindi non escludono di cambiare lavoro entro 10 anni. Se così tante persone decidono di girare le spalle a queste professioni ciò non farà che aggravare il problema della mancanza di mano d’opera, ha rilevato Lena Frank, responsabile a Unia dei giovani. 

Alla luce dell’inchiesta il sindacato chiede adesso un radicale cambiamento di rotta. Al centro dell’attenzione non ci devono essere gli utili e i risparmi, ma le lavoratrici e i lavoratori. Unia rivendica quindi più personale, paghe e supplementi migliori, orari adeguati come pure controlli accurati per far rispettare il diritto del lavoro e degli apprendisti.