Rimettere al centro l’essere umano

Il personale del ramo delle cure e dell’assistenza chiede migliori condizioni di lavoro

Nel ramo delle cure e dell’assistenza molte cose non vanno per il verso giusto. Sempre più spesso la stampa rivela casi di malfunzionamento nelle case anziani e nelle strutture di cura. Il personale è sotto pressione e sovente abbandona la professione. Serve una svolta, sostiene il sindacato.

«Da quando nella sanità, nelle cure, nell’assistenza la gestione è affidata a manager che pensano soprattutto ai profitti, le cose sono cambiate radicalmente. Il personale è più stressato. Oggi a farne le spese sono le persone anziane, fra trent’anni al loro posto ci saremo noi.» Thérèse lavora in una casa di cura a Vevey. A fine maggio è venuta a Berna, per partecipare alla conferenza professionale del ramo cure e assistenza di Unia. Si è portata dei fogli con degli appunti per il suo intervento. «È importante agire subito!», esclama. Le sue parole riassumono bene lo stato d’animo della cinquantina di partecipanti. Nel ramo delle cure e dell’assistenza c’è molto malcontento. La riforma del finanziamento delle cure del 2011 ha contribuito a introdurre nel settore principî di gestione orientati alle logiche aziendali. Gli aspetti umani della professione tendono a passare in secondo piano. Sul mercato agiscono grandi gruppi che mirano innanzitutto a massimizzare i profitti.

Il caso Orpea

È il caso di Orpea, uno dei maggiori proprietari privati di case per anziani e di altre infrastrutture di cura e assistenza in Europa. Ne parla, durante la conferenza di Unia, il consulente scientifico Karol Florek. Orpea possiede in vari paesi europei 775 strutture, per un totale di quasi 80.000 posti letto, e dà lavoro a quasi 50.000 persone. Con la sua strategia di acquisizioni e di rapida crescita, il gruppo è in grado di attirare importanti investimenti. Orpea è controllata dal miliardario francese Jean-Claude Marian, dalla cassa pensioni canadese CPPIB, dalla famiglia Peugeot e dalla holding Sofina, al servizio di un gruppo di aristocratici belgi.

Un mercato che fa gola

In Svizzera, dove nel 2016 ha registrato un utile operativo di 51,4 milioni di franchi, Orpea ha comprato il gruppo Senevita, che gestisce case per anziani in vari cantoni della Svizzera tedesca e francese, e la Spitex privata «Città e campagna», presente su tutto il territorio nazionale. Senevita è stata di recente al centro di molte critiche per i casi di malfunzionamento e disservizio rivelati dalla stampa nella Svizzera tedesca. Per Karol Florek è chiaro che anche in Svizzera Orpea applica la strategia utilizzata altrove: riduzione dei costi sulle spalle del personale e investimenti in beni immobili che promettono rendite elevate. «La Svizzera non è il mercato più importante per il gruppo, ma è quello con i margini di profitto più elevati», rileva il ricercatore

Pressione sui costi

I problemi nel ramo delle cure e dell’assistenza non si limitano del resto al caso Senevita. «Il problema risiede nel sistema», osserva Udo Michel, responsabile nazionale del ramo cure e assistenza di Unia. «Accanto ad aziende come Senevita che mirano ad aumentare i dividendi da distribuire agli azionisti, si assiste a una generale pressione sui costi. Ci sono meno soldi a disposizione per le cure sul lungo periodo». Il sistema di finanziamento favorisce le attività di cura che sono misurabili. «Ciò che non è misurabile, le relazioni umane tra personale e pazienti, l’aspetto dell’assistenza, sono messi in secondo piano», fa notare ancora Michel.

Per primo il fattore umano

Di fronte all’aumento della domanda, condizionata dall’andamento demografico, c’è inoltre carenza di personale. Anche la formazione non tiene il passo con l’invecchiamento della popolazione «Il personale è talmente sotto pressione che sempre più dipendenti decidono di cambiare mestiere o sono vittime di burn-out», deplora Michel. «Eppure sono persone che hanno scelto questo mestiere per aiutare gli altri, perché amano il contatto umano. A farne le spese è la qualità del servizio.»

Persone invece di profitti

«Nulla di tutto questo è però inevitabile», afferma Karel Florek al termine della sua relazione. In maggio Unia ha lanciato un’azione di protesta contro Senevita, tramite l’invio collettivo di email in cui si chiede che i problemi riscontrati nelle case anziani siano finalmente risolti e che il benessere degli ospiti e del personale non sia sacrificato sull’altare dei profitti. Inoltre il sindacato ha lanciato la campagna di sensibilizzazione «Investire nelle persone invece di inseguire i profitti». «Bisogna rimettere al centro dell’attenzione l’essere umano, sia del personale, sia dei pazienti e delle loro famiglie», ribadisce Michel. «Serve una migliore regolamentazione del settore e servono soldi per assicurare cure di qualità».

Petizione al Consiglio federale

Alla fine della giornata, con una piccola azione davanti all’ingresso della Cancelleria federale, i partecipanti alla conferenza professionale hanno consegnato al Consiglio federale le oltre 10.000 firme a sostegno della petizione “Cure di qualità richiedono buone condizioni di lavoro”. La petizione, lanciata lo scorso anno, chiede che siano create le condizioni affinché il ramo possa contare su posti di lavoro sicuri, personale e risorse finanziarie sufficienti, buoni contratti collettivi e rispetto e valorizzazione del lavoro svolto dai dipendenti. «Lavoriamo per gli ospiti, non per i soldi. Meritiamo rispetto», osserva Katja, che lavora in una casa anziani. «Si tratta di difendere la nostra etica professionale, la qualità del nostro lavoro. Per le persone che curiamo, ma anche per noi», le fa eco Nathalie, infermiera.