La salute e la vita degli edili non sono in vendita!

Se non si trova una soluzione, ci attende un autunno caldo sui cantieri: il 93% degli edili è favorevole a misure di sciopero.

Per più di un anno, gli impresari costruttori hanno rifiutato di condurre trattative sul nuovo CNM e sul pensionamento a 60 anni. Ora cercano di imporre a tutti i costi il lavoro su chiamata. In questo modo i lavoratori edili sarebbero costretti a lavorare fino allo sfinimento e all’invalidità.

A prima vista, la proposta degli impresari costruttori sembra allettante, mentre invece è estremamente pericolosa: offrono un aumento salariale e minori tagli nel pensionamento anticipato. Ma in cambio vogliono orari di lavoro illimitati.

Lupi travestiti da agnelli

Gli impresari costruttori vogliono soprattutto introdurre il lavoro su chiamata e poter costringere gli edili a lavorare per mesi fino a 50 ore alla settimana. Inoltre pretendono che siano solo i lavoratori a pagare per assicurare il pensionamento a 60 anni.

Per gli edili è chiaro che un aumento salariale e il pensionamento a 60 anni non servono a nulla, se devono sgobbare fino allo sfinimento a causa di giornate lavorative ancora più lunghe o se si infortunano gravemente prima del pensionamento. La salute e la vita dei lavoratori edili non sono in vendita.

Edili già oggi soggetti a enormi pressioni

La pressione sui cantieri è già oggi enorme. È possibile che in casi eccezionali si debba lavorare fino a 12,5 ore al giorno. Ora vogliono che diventi la norma e che sia possibile prestare fino a 200 ore straordinarie e avere fino a 100 ore negative in più. È semplicemente irragionevole e insostenibile.

 

La proposta dei sindacati è sul tavolo

I sindacati Unia e Syna hanno avanzato una proposta intesa a semplificare l’attuale questione degli orari di lavoro, senza che i lavoratori edili debbano pagarne le conseguenze con la salute o persino con la vita.

Unia e Syna chiamano la Società degli impresari costruttori ad avviare trattative costruttive sul nuovo CNM e sul pensionamento a 60 anni. Da tempo è noto che sono necessarie misure transitorie per garantire il pensionamento a 60 anni. Fino in luglio, la Società degli impresari costruttorsi è tuttavia rifiutata di sedersi al tavolo delle trattative.

La pazienza degli edili è quasi finita

Le soluzioni praticabili esistono. Se la SSIC continua a bloccare ogni proposta o vuole imporre una deregolamentazione assolutamente irresponsabile degli orari di lavoro, la pazienza degli edili è quasi finita. In una votazione, il 93% si è detto favorevole a scioperi, se non si trova una soluzione negoziale.