Proteggere gli edili!

Gli edili costretti a lavorare in molti cantieri della Svizzera

Su molti dei cantieri svizzeri si continua a lavorare. La situazione è particolarmente preoccupante nella Svizzera tedesca, dove le richieste dei settori economici sembrano prevalere sulla tutela dei lavoratori.

I costruttori in questi giorni hanno attaccato su più fronti Unia, perché colpevole di richiedere a gran voce la tutela della salute dei lavoratori. La polemica è scoppiata a Basilea, dove un lavoratore edile, attivo su un cantiere di un edificio della Roche, ha denunciato pubblicamente il mancato rispetto delle norme sanitarie ed è stato successivamente licenziato. In altre parti della Svizzera la situazione non sembra essere più facile.  

Istituzioni sorde

A Zurigo, all’inizio della crisi, c’era parecchio nervosismo tra gli edili per l’impossibilità di osservare le misure sanitarie. Per questo Unia ha lanciato una petizione per la chiusura dei cantieri che ha raccolto 25.000 sottoscrizioni. La risposta delle autorità è stata negativa.

La delusione di Enrico Borelli, segretario regionale Unia, è chiara: «Non ci hanno dato ascolto anteponendo gli interessi economici al bene comune, ovvero alla salute. Nonostante questo, continueremo però a stare vicini ai lavoratori, che sono ovviamente preoccupati, e a segnalare abusi».

In Romandia, in generale, la situazione è diversa, il bicchiere appare mezzo pieno. A Ginevra, i cantieri possono lavorare soltanto dopo l’approvazione di una commissione tripartita.

Nel Canton Vaud, Pietro Carobbio, segretario Unia, ha dichiarato: «I cantieri sono rimasti chiusi soltanto per una decina di giorni, ma questo è servito per permettere ai costruttori di organizzarsi. Grazie alle pressioni, sono anche aumentati i controlli».