Unite a difesa dei diritti

Alcune/i delle/dei partecipanti all'incontro delle associazioni migranti del 29 agosto

Gli ultimi ritocchi al murales collettivo a favore di una Svizzera aperta e solidale

Viviana Verdugo ha assistito Tamara Carrasco durante la realizzazione del Murales.

Le associazioni migranti si sono incontrate a Berna per dire no all’iniziativa xenofoba dell’Udc.

L'iniziativa per la disdetta dell'Udc finge di voler limitare la migrazione, in realtà vuole migranti senza diritti e lavoratori senza protezioni salariali. I rappresentanti di decine di associazioni migranti presenti nel paese si sono riuniti presso la sede centrale Unia di Berna e si appellano a tutte le persone con origini migratorie affinché s’impegnino per contrastare l’iniziativa.

Berna, 29 agosto 2020. Un centinaio di persone, decine di rappresentanti delle associazioni migranti in Svizzera, oltre ai membri della commissione migrazione, i delegati e i segretari di Unia, si sono riuniti, per la prima volta dopo il lockdown, in vista dell’iniziativa per la disdetta del 27 settembre. L’obiettivo della manifestazione: esprimere un punto di vista migrante durante la campagna e mobilitare persone con origini migratorie contro la demagogia xenofoba dell’Udc.

Un segnale forte

Due gli ospiti principali della giornata che hanno parlato di fronte alla platea riunitasi nella sede centrale Unia di Berna. Vania Alleva, Presidente Unia e Vicepresidente dell’Unione sindacale svizzera, nel suo discorso di benvenuto ha sottolineato l'importanza della mobilitazione contro questa iniziativa pericolosa: «Il 27 settembre dobbiamo dare un segnale forte contro questa iniziativa disumana. È importante coinvolgere le nostre organizzazioni, i nostri associati, anche in un momento difficile come questo. L’iniziativa dell'Udc ha come fine quello di ostacolare il ricongiungimento familiare e minare la sicurezza del soggiorno. Mette a rischio i diritti e i salari di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici, a prescindere dal passaporto».

La leader sindacale ha sottolineato anche che «la libera circolazione delle persone ha eliminato molte ingiustizie, anche se non ovunque e non per tutti. La libera circolazione delle persone è la base per poter ottenere ulteriori miglioramenti. Se perdiamo diritti conquistati duramente è difficile progredire. Dobbiamo far capire a tutti che non vogliamo tornare indietro alla Svizzera delle baracche. Non vogliamo tornare a un’epoca in cui 100.000 persone dovevano lavorare in condizioni di lavoro inaccettabili e migliaia di bambini dovevano restare nascosti».

Iniziativa radicale

Il secondo ospite, Fabian Molina, consigliere nazionale del Partito socialista, ha affermato di fronte a tutti i presenti: «Questa iniziativa è molto più radicale e pericolosa di quella sull'immigrazione di massa del 2014. L’Udc dice di voler porre un freno alla migrazione, in realtà intende limitare solo i diritti e le libertà dei migranti». Secondo Molina, questo esperimento è un gioco pericoloso con i posti di lavoro e la protezione dei salari in questi tempi di difficoltà economica perché, ha ricordato sempre Molina, «un franco su tre la Svizzera lo guadagna nell'area Ue».

Inoltre, oltre 450'000 cittadini svizzeri beneficiano della libera circolazione delle persone con l’Ue. «Questi nostri concittadini vivono, lavorano, studiano e fanno ricerca in un paese europeo», ha detto Molina.

Una disdetta dell’accordo di libera circolazione delle persone, ha proseguito Molina, metterebbe a repentaglio gli accordi bilaterali. Tra le altre cose, metterebbe in crisi il sistema di protezione dei salari legato all’accordo. Si tratterebbe di un salto nel vuoto. Grazie a misure di accompagnamento, la Svizzera dispone di uno strumento per proteggere i salari, per dichiarare più rapidamente e universalmente vincolanti i contratti collettivi di lavoro.

Questo sistema, aggiungiamo noi, mostra delle fragilità, in Ticino in particolare, ma non è con la sua abolizione che si risolvono i problemi. Secondo Molina, in linea con la lettura sindacale delle vere intenzioni dell’Udc, ai multimiliardari Blocher e Martullo-Blocher sono proprio le misure d’accompagnamento a dare fastidio.  Per Molina, infine, il voto è anche una questione di valori: «Non si può solo rimanere chiusi all'interno dei nostri confini. Siamo un paese in cui vivono persone che hanno relazioni in tutto il mondo. L’isolamento non è la soluzione. Una Svizzera aperta e solidale è la ricetta per il successo del futuro. Ed è proprio qui che si crea un conflitto tra chi pensa al proprio profitto e chi è interessato a una vita di qualità per tutti».

Il manifesto delle associazioni di migranti

Dopo i due interventi di apertura, è stata la volta della discussione attorno al manifesto delle associazioni migranti, un documento nato a seguito del primo incontro delle associazioni avvenuto in febbraio, ovvero poco prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria in Svizzera.  Il manifesto è un documento pieno d’orgoglio, in cui si afferma quanto sia importante il contributo dei migranti al successo economico, culturale e sociale della Svizzera.

Lo si dice troppo poco, infatti, che la migrazione è una storia di successo in Svizzera. Una sfida continua, non sempre semplice, che non si affronta con gli strumenti dell’Udc, ma con quelli della solidarietà, del dialogo e del pragmatismo. Per le donne e gli uomini autori del manifesto, la Svizzera è una casa comune con alcuni problemi urgenti – il riscaldamento climatico, la digitalizzazione, l’invecchiamento della popolazione – da affrontare insieme. L’Udc con la sua campagna d’odio sottrae energie al paese, si dimostra paradossalmente antipatriottico, divisivo, controproducente.

Durante la giornata, i presenti hanno potuto dire la loro sull’iniziativa di fronte a una videocamera per far arrivare la voce migrante attraverso più canali e hanno contribuito a un grande murales ideato da Tamara Carrasco, muralista di origine cilena e figlia d’arte.