Rabbia e smarrimento

I sentimenti dei lavoratori della falegnameria rimasti senza contratto. (foto: corteo del primo maggio 2019 a Bellinzona)

L’Associazione dei fabbricanti di mobili e serramenti (Asfms) ha fatto saltare il contratto collettivo di lavoro. Ora la situazione preoccupa molto i lavoratori che non riescono a immaginare un futuro senza contratto. I sindacati lanciano la controffensiva: una petizione, molte assemblee e la protesta.

All’inizio dell’estate 2020 le parti sociali della falegnameria si erano accordate per rinnovare il Ccl e introdurre un modello di pensionamento anticipato (Mpa). A fronte di alcune concessioni, il fronte sindacale era riuscito a ottenere una conquista che per altre categorie professionali, come ad esempio quella degli edili, funziona molto bene dal punto di vista finanziario e permette ai lavoratori, che svolgono un mestiere molto faticoso, di godersi un po’ prima la vecchiaia. L’Asfms, non attenendosi ai patti, ha poi deciso di sottoporre Ccl e Mpa a due votazioni separate. Il Mpa è stato respinto e questo ha portato alla situazione attuale: un ramo professionale senza contratto collettivo.

La petizione

Il sindacato Unia ha deciso di mobilitare i suoi iscritti e le sue iscritte. Dopo aver informato della situazione creatasi e delle sue cause, il primo passo è stato quello del lancio di una petizione nazionale per fare pressione su un padronato che appare diviso.

Secondo Igor Cima, responsabile Unia Ticino del settore Artigianato, «il padronato è lacerato al suo interno e sono molti a essere consapevoli che questa situazione non può che fare male a tutto il ramo, non solo a lavoratori e lavoratrici. La petizione che abbiamo lanciato è soltanto il primo passo per convincere i datori di lavoro a non ascoltare i falchi all’interno dell’Asfms, ovvero quelli che cercano lo scontro aperto con le organizzazioni sindacali».

Oltre a questo, Unia e le altre sigle sindacali stanno organizzando assemblee virtuali con militanti e iscritti per organizzare la mobilitazione. Sarà importante, infatti, coinvolgere un numero sempre maggiore di lavoratori e portare le rivendicazioni dei falegnami anche all’interno della società.

Le assemblee  

Martedì sera si è svolta un’assemblea virtuale di lavoratori del ramo della falegnameria attivi sul territorio ticinese. Tra di loro regna l’incertezza e la rabbia per il comportamento di parte del padronato. Senza Ccl è impossibile prevedere come il ramo potrà resistere alle sfide del futuro, ma è anche difficile immaginare come saranno organizzati alcuni aspetti del lavoro regolati finora dal contratto collettivo come l’orario di lavoro, le ferie, i congedi e altro ancora.

Intanto arrivano già segnalazioni che fanno capire cosa significa vuoto contrattuale: casi di lavoratori assunti a un salario molto inferiore rispetto al Ccl in vigore fino alla fine del 2020. Un lavoratore durante l’assemblea ha poi segnalato la presenza di una ditta estera sul territorio ticinese, che sembrerebbe non attenersi ai livelli salariali elvetici.

Cima è stato però chiaro: «Senza Ccl non possiamo fare molto contro il dumping. La pressione proveniente dall’estero non farà che aumentare».