Finalmente un contratto collettivo per la falegnameria

Azione di protesta dei falegnami durante il Primo maggio a Zurigo

Il contratto collettivo di lavoro (CCL) della falegnameria è stato rinnovato. Dopo un anno di stallo, le delegate e i delegati dei sindacati Unia e Syna e dell’associazione padronale della falegnameria (ASFMS) hanno dato il via libera al nuovo contratto collettivo di lavoro, che entra in vigore dal 1° gennaio 2022.

Le azioni di protesta nell’estate 2021 e le grosse manifestazioni in autunno hanno avuto successo. Ora un contratto collettivo (CCL), un nuovo CCL per la formazione continua e una lettera d’intenti regolano le condizioni di lavoro nel ramo della falegnameria. Unia e i partner sociali sono concordi nel sostenere nei prossimi anni «la conciliabilità tra lavoro e famiglia».

I cambiamenti più importanti nel CCL:

  • i salari minimi per i falegnami qualificati aumentano dell’1%, salendo a 5111 franchi;
  • migliora la protezione contro il licenziamento delle collaboratrici e dei collaboratori anziani e di lunga data;
  • le severe sanzioni per le aziende inadempienti rafforzano la protezione salariale.

Il responsabile delle trattative Unia, Giuseppe Reo, è soddisfatto del nuovo contratto collettivo: «Dopo mesi di stallo, il nuovo contratto collettivo riporta sicurezza nel ramo e protegge i falegnami dal dumping salariale e da un’erosione delle loro condizioni di lavoro».

Il nuovo CCL pone fine al vuoto contrattuale

All’inizio del 2021 è giunto a scadenza il Contratto collettivo di lavoro (CCL) per il ramo della falegnameria. Nel quadro di una votazione interna organizzata alla fine di novembre 2020, l’Associazione svizzera dei fabbricanti di mobili e serramenti (ASFMS) aveva respinto il pacchetto negoziato con le parti sociali, che prevedeva un CCL rielaborato e l’introduzione di un modello di pensionamento anticipato. Dal canto loro, le associate e gli associati di Unia e Syna avevano invece approvato il pacchetto negoziale. Da quel momento la falegnameria non ha più avuto un contratto collettivo di lavoro.

Senza CCL, il ramo professionale era alla mercé del dumping salariale, di un deterioramento generale delle condizioni di lavoro e di una guerra dei prezzi molto accanita a causa della pressione esercitata dalla concorrenza estera.