«Dobbiamo rimanere vicini ai lavoratori»

Una delle battaglie di Unia nel 2016: l’iniziativa AVSplus.

La decisione presa un anno fa dalla Banca nazionale svizzera di abbandonare il tasso di cambio fisso tra franco ed euro continua a gravare sul mondo del lavoro in Svizzera. I rapporti con l’Europa richiedono sforzi per evitare le discriminazioni e salvaguardare i salari e le condizioni di lavoro. Il 2016 si presenta come un anno ricco di sfide per Unia, dentro e fuori le aziende.

«area»: Vania Alleva, prima di guardare alle prospettive per il 2016, un breve bilancio sugli ultimi mesi dell’anno appena trascorso…

Vania Alleva: Una vittoria significativa è stata senza dubbio l’accordo sul contratto nazionale mantello nell’edilizia e per garantire il pensionamento a 60 anni senza riduzione delle prestazioni. È una buona base non solo per difendere le condizioni di lavoro nell’edilizia, ma anche per progredire in altri settori in cui si parla di pensionamento anticipato, per esempio fra i pittori e gessatori della Svizzera tedesca.
Altro fatto positivo è la conclusione di un contratto collettivo per le stazioni di servizio. È la prima volta che si riesce a ottenere un contratto collettivo nazionale per una parte del commercio al dettaglio. È importante anche perché le stazioni di servizio sono un settore in cui le condizioni di lavoro sono particolarmente precarie. D’altro canto abbiamo dovuto fare i conti con gli effetti nefasti della decisione della Banca nazionale, presa un anno fa, di abbandonare il tasso di cambio minimo tra euro e franco. La decisione ha avuto ripercussioni pesanti sull’economia reale, in particolare sull’industria di esportazione.

La questione del franco forte continuerà a occupare Unia anche nel 2016. Che intende fare il sindacato?

La nostra posizione è molto chiara: la Banca nazionale deve assumersi le sue responsabilità e garantire una moneta che fornisca sostegno all’economia, non una moneta che la danneggi. Non crediamo più che l’attuale direttorio sia in grado di farlo, per questo ne abbiamo chiesto le dimissioni. La situazione nel settore industriale è molto difficile e continuerà a sollecitarci. La cancellazione di 1300 posti di lavoro alla Alstom annunciata pochi giorni fa è l’esempio più drammatico. Serve una politica industriale sul lungo periodo, ci vogliono investimenti nella ricerca, nella tecnologia, in modo da sostenere soprattutto le piccole e medie imprese che non hanno le risorse necessarie. Questo è un aspetto politico su cui dobbiamo continuare a lavorare. Anche altri settori professionali sono però toccati dal problema del franco forte. L’albergheria e la ristorazione sono sotto pressione. Il commercio al dettaglio soffre a causa del turismo degli acquisti. In questo ambito dobbiamo stare attenti che non si diano risposte sbagliate a problemi reali. Il rischio c’è, vista l’attuale composizione del parlamento. Si vuole per esempio rispondere ai problemi del commercio al dettaglio prolungando l’orario di apertura dei negozi. Ma il problema del turismo degli acquisti è il franco forte, non l’orario d’apertura!

Un’altra grande questione politica con cui la Svizzera dovrà confrontarsi quest’anno sono i rapporti con l’Europa. Qual è la posizione di Unia?

Siamo al centro dell’Europa e abbiamo forti legami con l’Unione europea. È importante mantenere un rapporto corretto e costruttivo con i nostri vicini. Nell’ambito dell’applicazione dell’iniziativa sull’“immigrazione di massa” dobbiamo opporci alle nuove forme di discriminazione che sarebbero create dall’introduzione di contingenti. D’altro canto, è chiaro che dobbiamo impegnarci per migliorare la protezione dei salari e delle condizioni di lavoro. Occorre rafforzare le cosiddette misure di accompagnamento. Un primo passo è stato fatto. Prima di Natale il Consiglio federale ha deciso di ricostituire un gruppo di lavoro a cui partecipano le parti sociali e i cantoni per migliorare le misure di accompagnamento. Noi ci impegneremo a fondo, ma bisognerà vedere se da questo gruppo di lavoro scaturiranno proposte concrete ed efficaci. Una parte del padronato e della destra spinge verso un’ulteriore deregolamentazione. C’è addirittura chi vorrebbe abolire la settimana lavorativa di 45 ore come fissata ora alla legge sul lavoro. Noi lotteremo con decisione contro questi attacchi. Chi attacca in questo modo le condizioni di lavoro e salariali, attacca la pace sociale. Ai lavoratori servono risposte concrete. Un esempio è l’iniziativa contro il dumping salariale sulla quale si voterà a febbraio a Zurigo, che prevede l’interruzione dei lavori in caso di sospetto fondato di dumping.

Parlando di iniziative: a livello federale nel 2016 si voterà anche sull’iniziativa AVSplus…

L'iniziativa propone un aumento delle rendite AVS del 10%, garantisce un migliore equilibrio tra AVS e cassa pensioni e avvantaggia in particolare le donne che lavorano a tempo parziale. È un contributo fondamentale per garantire e rafforzare il sistema pensionistico. Da tempo la previdenza per la vecchiaia è sotto pressione. L’iniziativa mira a contrastare i tentativi di smantellamento dello stato sociale e a rafforzare l’AVS.

Fin qui abbiamo guardato al quadro politico. E il lavoro più propriamente sindacale?

È importantissimo rafforzare la presenza sindacale nelle imprese. Dobbiamo essere vicini ai lavoratori, per evitare che siano i soli a pagare i costi dell’attuale situazione. Tra i grandi cantieri aperti c’è il negoziato sul CCL dell’albergheria e della ristorazione, che protegge i salari e le condizioni di lavoro di oltre 200'000 lavoratori, contratto determinante nell’attuale contesto economico. Una parte del padronato minaccia di disdirlo. Poi ci sono trattative in corso nell’orologeria. È un ramo in cui lo stress e la pressione sui posti di lavoro sono aumentati. Vogliamo dunque un contratto collettivo che protegga meglio la salute dei lavoratori e che offra delle garanzie anche ai lavoratori interinali, numerosi nel settore. In generale come sindacato impiegheremo tutte le nostre energie per evitare che le persone debbano lavorare di più per salari inferiori e faremo di tutto per difendere le conquiste sociali raggiunte negli ultimi anni. Ma tutto questo lo potremo ottenere solo insieme ai salariati.