La pazienza delle donne è giunta al limite: la parità salariale va attuata, non rallentata!

In data odierna il Consiglio degli Stati ha rinviato la revisione della legge sulla parità alla commissione preliminare. Questa tattica dilatoria è inaccettabile. Il sindacato Unia critica aspramente questa mancanza di serietà e chiede alla commissione preliminare di migliorare il progetto, invece di annacquarlo ulteriormente. Unia si oppone con veemenza al collegamento della revisione all’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne.

Il Consiglio degli Stati ha rinviato alla commissione preliminare il progetto di revisione della legge sulla parità. Con una manovra lampo, in mattinata il Consigliere agli Stati Konrad Graber (PPD, LU) ha presentato una proposta di rinvio. Un simile atteggiamento denota una totale mancanza di serietà. Invece di rallentare la realizzazione della parità salariale, il Parlamento deve finalmente dare attuazione al mandato costituzionale in vigore da ben 37 anni!

La parità salariale è un obbligo, non un optional

Unia invita la commissione a non fare le cose a metà e a pronunciarsi in favore di misure efficaci. La parità salariale non è un optional: è un obbligo! La disciplina dibattuta oggi in seno al Consiglio degli Stati prevede d’introdurre un obbligo di controlli salariali quadriennali solo per le aziende che occupano almeno 100 dipendenti. Si tratta di una regolamentazione debole e priva di coraggio. Essa troverebbe infatti applicazione per meno dell’1% delle aziende. I controlli salariali non sarebbero pertanto disciplinati per oltre il 99% delle aziende. Si tratta di una percentuale assolutamente insufficiente! Unia rivendica disposizioni vincolanti affinché tutte le aziende debbano sottoporre regolarmente a verifica i loro salari e affinché le aziende inadempienti possano essere sanzionate.

Il mandato costituzionale non è un mandato a tempo

La cosiddetta «clausola sunset», anch’essa oggetto di discussione, è assurda. Essa contraddice un mandato costituzionale e la Costituzione non è limitata nel tempo! La revisione in corso della legge sulla parità deve garantire che in futuro tutti ricevano il salario a cui hanno diritto. Unia si oppone con veemenza al collegamento della revisione all’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne.

Urge l’adozione di misure efficaci

Chiediamo controlli salariali sistematici e vincolanti, condotti con la partecipazione attiva della rappresentanza del personale. Urgono anche misure per correggere i salari discriminatori come ad esempio la possibilità di sanzionare le aziende che violano la normativa in vigore. L’autodichiarazione auspicata da Konrad Graber è assolutamente inefficace. Il Dialogo sulla parità salariale ha già dimostrato che le soluzioni facoltative non funzionano.

La pazienza delle donne è giunta al limite! Da decenni lottano al fianco di uomini solidali per realizzare il loro diritto alla parità salariale. Ciononostante il padronato e il Parlamento a maggioranza borghese disattendono la Costituzione e negano alle donne il loro diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore. L’odierna decisione dell’ala borghese del Consiglio degli Stati è una semplice tattica dilatoria. Dobbiamo porre fine alla discriminazione salariale a danno delle donne. È compito del Parlamento dare finalmente attuazione al mandato costituzionale.