Sicurezza privata: gli agenti lanciano l’allarme

Quasi 2/3 delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nella sicurezza privata non sono soddisfatti delle proprie condizioni di lavoro. È quanto emerge da un ampio sondaggio condotto da Unia in vista della revisione del Contratto collettivo di lavoro (CCL) del ramo professionale della sicurezza. I risultati dell’inchiesta non lasciano dubbi sulle priorità degli agenti: è necessario aumentare i salari, regolamentare l’orario di lavoro e migliorare la formazione. Si tratta di progressi indispensabili per trovare un accordo entro la scadenza del CCL, a metà del 2019.

Con oltre 600 risposte, il sondaggio condotto da Unia a cavallo tra il 2017 e il 2018 mostra quanto sia profonda l’insoddisfazione degli agenti di sicurezza. Il 65% degli intervistati non è soddisfatto del proprio contratto di lavoro attuale. Le critiche maggiori provengono dai lavoratori ausiliari impiegati a salario orario.

Salario insufficiente e orari di lavoro eccessivi

Il 93% degli agenti lamenta salari troppo bassi. Con un salario orario iniziale di 22,20 franchi e senza tredicesima mensilità, il lavoro svolto nel ramo della sicurezza resta precario, in particolare per gli agenti ausiliari o impiegati a tempo parziale. Il problema è reso ancora più acuto dal rimborso insufficiente delle spese di trasferta. Inoltre, gli agenti segnalano importanti problemi in materia di orario di lavoro, riconducibili in particolare alle modifiche a corto termine dei piani di lavoro (63%) o alla lunghezza eccessiva delle giornate lavorative (44%). Il 43% denuncia la mancanza di un’adeguata formazione nel ramo professionale. Tale lacuna costituisce un pericolo per la sicurezza degli stessi agenti impegnati sul campo.

Lavoro notturno nocivo per la salute

Le lavoratrici e i lavoratori hanno inoltre indicato le loro priorità in vista della revisione del CCL. Logicamente, il personale rivendica degli aumenti salariali (88%) e maggiori indennità per il lavoro notturno (86%). Il lavoro svolto di notte è molto diffuso nel ramo della sicurezza e pregiudica la salute e la vita sociale e familiare degli agenti. Il 70% chiede inoltre l’introduzione di indennità di picchetto per compensare possibili interventi durante i giorni di riposo o interventi a corto termine per rispondere a urgenze non pianificate. Infine, il 68% ritiene essenziale garantire tempi di riposo sufficienti.

Trattative difficili

Il sondaggio è stato condotto in vista delle trattative per il nuovo contratto che entrerà in vigore a metà dell’anno prossimo. I risultati emersi hanno permesso al comitato del ramo della sicurezza privata di elaborare un catalogo dettagliato di rivendicazioni: aumenti salariali, introduzione e controllo di standard formativi, un numero maggiore di contratti fissi, congedo di paternità di 5 giorni e una migliore regolamentazione dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale.

Si tratta di miglioramenti indispensabili per lottare contro il dumping salariale praticato da imprese senza scrupoli o indotto da criteri irresponsabili per l’assegnazione di mandati di sicurezza da parte delle autorità pubbliche, in considerazione del fatto che la regolamentazione delle attività di sicurezza privata è pressoché inesistente nella legislazione svizzera.

Unia si batte a favore degli agenti

Unia è il principale sindacato degli agenti di sicurezza, con un migliaio di affiliati e affiliati impiegati nel ramo. Negozia le condizioni di lavoro di 20 000 agenti di sicurezza attivi in Svizzera e assoggettati al CCL stipulato con l’Associazione imprese svizzere servizi di sicurezza (AISS).