La SSIC respinge le misure di risanamento

In occasione dell’odierna riunione del Consiglio della Fondazione FAR, i sindacati hanno proposto ai rappresentanti della SSIC misure di risanamento equilibrate. Gli impresari costruttori le hanno tuttavia respinte. La SSIC sfrutta le attuali e provvisorie sfide che si pongono nel finanziamento del PEAN per rivendicare uno smantellamento dell’intero modello di prepensionamento.

Gli edili lavorano sodo giorno dopo giorno, per decenni e in ogni condizione meteorologica. È più che giusto che possano andare in pensione a 60 anni. Prima dell’introduzione del pensionamento anticipato nell’edilizia, solo il 20% degli edili raggiungeva l’età di pensionamento in buona salute. Gli altri venivano licenziati a causa della diminuzione delle loro capacità fisiche o diventavano addirittura invalidi.

Gli impresari costruttori si oppongono alle misure di risanamento

In occasione dell’odierna riunione del Consiglio della fondazione FAR (la fondazione che gestisce il pensionamento anticipato PEAN), i sindacati hanno proposto l’adozione di misure di risanamento equilibrate. Nel 2017 le entrate della Fondazione FAR hanno addirittura superato le uscite. Dato che nei prossimi anni andrà in pensione la generazione del baby boom, dobbiamo adottare alcune misure provvisorie per risolvere un problema di natura temporanea.

Un aumento dei contributi salariali per il PEAN dello 0,75%, suddiviso tra i lavoratori e i datori di lavoro, e un adeguamento sostenibile delle prestazioni FAR versate alla previdenza professionale basterebbero a garantire il futuro del pensionamento a 60 anni. Le misure di risanamento potrebbero peraltro essere revocate dopo il 2024, quando il numero dei pensionati tornerà a scendere. I rappresentanti degli impresari costruttori hanno tuttavia scelto di respingere queste proposte. Da parte loro hanno rivendicato un innalzamento dell’età di pensionamento a 61,5 anni o una riduzione delle prestazioni del 30%.

Entrambe le varianti sono inaccettabili per i sindacati. Già oggi gli edili over 55 sono spinti a lasciare la professione perché le loro capacità fisiche tendono a diminuire. La rendita media ammonta a 4400 franchi, un importo a malapena sufficiente ad arrivare a fine mese. Con una rendita più bassa il pensionamento anticipato diventerebbe un lusso non più alla portata dei lavoratori edili.

La legge impone un risanamento equilibrato

Le proposte della SSIC violano chiaramente la legislazione in vigore. A norma di legge le misure di risanamento di una cassa pensioni devono infatti essere equilibrate e proporzionate. Non è lecito farle gravare unicamente sulle spalle dei lavoratori o sulle spalle degli edili che andranno in pensione nell’arco dei prossimi anni. Non è colpa loro se fanno parte della generazione del baby boom. Ecco perché s’impone una partecipazione dei datori di lavoro, dei lavoratori e della generazione interessata. Una combinazione data da un aumento dei contributi a carico di entrambe le parti e da una riduzione delle prestazioni per gli edili che andranno in pensione nei prossimi anni basterebbe a risolvere il problema.

Le trattative riprenderanno a fine maggio

Finora la SSIC si è rifiutata categoricamente di sedersi a un tavolo con i sindacati per negoziare una soluzione per il pensionamento a 60 anni. Il risanamento dovrebbe essere concordato all’interno del Consiglio della Fondazione FAR.

Tuttavia, dopo che i rappresentanti della SSIC in seno al Consiglio di fondazione hanno respinto le proposte di risanamento dei sindacati, questi ultimi le ripresenteranno in occasione delle prossime trattative con la SSIC a fine maggio. Se gli impresari costruttori si rifiuteranno di negoziare il futuro del pensionamento a 60 anni anche in questa sede, mostreranno in modo evidente chi blocca ogni tentativo di soluzione.

Gli edili non resteranno a guardare a lungo senza reagire. Attualmente nei cantieri sono in corso delle votazioni sul ricorso a uno sciopero. I delegati delle costruzioni del sindacato Syna si esprimeranno inoltre sull’adozione di misure di sciopero in occasione di una Conferenza professionale straordinaria. A seconda dell’andamento delle trattative, l’eventuale sciopero sarà indetto alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.

Comunicato stampa dei sindacati Unia e Syna.