Negozi delle stazioni di servizio

In considerazione dell’attuale ripresa economica e del rincaro atteso per l’anno prossimo, i sindacati Unia e Syna e la Società svizzera degli impiegati di commercio rivendicano un aumento di 100 franchi dei salari minimi nel ramo dei negozi delle stazioni di servizio. Si tratta di un aumento indispensabile se si vuole garantire il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. L’Associazione dei gestori dei negozi delle stazioni di servizio (AGSS) rifiuta tuttavia di concedere l’aumento salariale richiesto e di pervenire a una soluzione per proteggere i salari nel Canton Ticino.

Conformemente alle disposizioni del Contratto collettivo di lavoro (CCL) per i negozi delle stazioni di servizio, i sindacati Unia, Syna e la Società degli impiegati di commercio hanno tentato di avviare delle trattative con l’associazione padronale (AGSS) per ottenere un aumento di 100 franchi dei salari minimi. La delegazione del personale ritiene i salari attualmente in vigore e negoziati nel 2015 troppo bassi, in considerazione della netta perdita del potere d’acquisto subita da allora dalle lavoratrici e dai lavoratori. La maggior parte degli impiegati delle stazioni di servizio sono donne con un tasso d’occupazione ridotto. A causa del loro basso reddito, la compensazione della perdita del potere d’acquisto riveste per loro un’importanza capitale.

L’AGSS mette in conto una predita del potere d’acquisto

Dopo diversi anni di stagnazione economica, l’attuale ripresa è un chiaro invito ai datori di lavoro svizzeri ad aumentare i salari per compensare l’aumento dei costi della vita e rafforzare il potere d’acquisto del personale. Malgrado l’aumento dei prezzi del petrolio, le stazioni di servizio dotate di un negozio registrano cifre d’affari nettamente superiori. Rispetto agli altri punti di vendita del commercio al dettaglio, questi negozi di prossimità, che spuntano come funghi in tutta la Svizzera, beneficiano in particolare degli orari di apertura prolungati la sera e la domenica. Eppure i datori di lavoro rifiutano categoricamente qualsiasi aumento dei salari minimi.

Discriminazione salariale in Ticino

Le parti sociali avevano convenuto un salario minimo per il Canton Ticino, dove il dumping salariale è ancora dilagante. Messo sotto pressione dalla lobby ticinese delle stazioni di servizio, il Consiglio federale ha tuttavia deciso di escludere il Ticino dalle disposizioni in materia di salario minimo previste dal CCL. In questo modo, le lavoratrici e i lavoratori ticinesi vengono discriminati e non beneficiano di alcuna protezione salariale, benché la vita in Ticino non sia meno cara che in altri cantoni rurali. È sconcertante che l’AGSS si rifiuti di prevedere dei salari minimi vincolanti anche per il Ticino. I sindacati Unia e Syna e la Società degli impiegati di commercio attendono ora una proposta costruttiva da parte dell’AGSS volta a eliminare la discriminazione salariale in Ticino.

Comunicato stampa dei sindacati Unia e Syna e della Società degli impiegati di commercio.