Lafarge-Holcim: I sindacati non vogliono una fusione senza diritti per i lavoratori

Annunciata da mesi, la fusione tra la svizzera Holcim e la francese Lafarge è in dirittura d’arrivo. Mentre fervono le trattative tra Zurigo e Parigi, a Bruxelles i rappresentanti dei sindacati lavorano con lena per creare le basi del nuovo Comitato aziendale europeo (CAE). A coordinarli è lo svizzero Rolf Beyeler, sindacalista di Unia, che è affiancato da un collega francese.

«Siamo ad un buon punto», ammette il sindacalista che si trova a coordinare la creazione di un organo previsto dall’Unione europea (UE), anche se la Svizzera non ne fa parte. Attualmente sia Holcim, impresa attiva nel settore del cemento con filiali in vari paesi europei, che Lafarge hanno un CAE. Ma quando nei prossimi mesi prenderà avviso la Lafarge-Holcim, un colosso cementifero che peserà 41 miliardi di franchi e darà lavoro a 130 000 persone nel mondo, si dovrà istituire un nuovo comitato europeo.

Unia e Holcim

Per tradizione, il coordinatore del CAE di Holcim è uno svizzero. Infatti questo compito viene assegnato dalla Federazione europea dei lavoratori edili e del legno (FETBB) ad un rappresentante del paese d’origine dell’impresa. E visto che Unia ha concluso con Holcim un contratto collettivo di lavoro che interessa in particolare i dipendenti dei tre cementifici svizzeri (si trovano nei Grigioni, in Argovia e nel canton Vaud) la scelta è ricaduta su un suo esponente.

Attualmente, oltre a Rolf Beyeler, altri due svizzeri possono seguire i lavori del CAE di Holcim. «I delegati elvetici hanno uno statuto di osservatore. Vale a dire che possono sottoporre delle domande, ma non hanno diritto di voto», rileva.

Ottenute garanzie

Il CAE si è rivelato molto importante in questa delicata fase di transizione. «Abbiamo sfruttato la situazione per ottenere garanzie per i circa 15 000 lavoratori che dovranno essere ‘ceduti’ da Holcim e Lafarge ad altre imprese per permettere alla fusione di superare i controlli delle autorità sulla concorrenza», aggiunge. In particolare i sindacati stanno per ricevere la garanzia che per un anno nessuno di loro potrà essere licenziato.

Il CAE non è un organo decisionale, ma i dirigenti dell’impresa sono tenuti a consultarlo e informarlo in caso di ristrutturazioni o se vogliono cessare certe attività o trasferirle in un altro paese. «Devono mettere le carte in tavola e chiedere il nostro parere», afferma. L’ultima parola spetta all’impresa, ma in genere tiene conto almeno in parte delle posizioni dei rappresentati dei lavoratori.

Anche perché i membri del CAE, che a Holcim sono tutti sindacalisti, hanno un forte senso di solidarietà. «Quando c’è un problema che interessa per esempio un singolo paese e che l’impesa vorrebbe risolvere bilateralmente tutti gli altri fanno muro attorno. Le cose non si muovono fino a quando non è stato trovata una soluzione conveniente», rileva il sindacalista. E fa l’esempio di una ristrutturazione in Belgio che non è andata in porto perché prevedeva licenziamenti per motivi economici.

Aiutati da esperti

Quando due anni fa Beyeler ha cominciato ad occuparsi a Unia dei CAE europei non pensava di dover affrontare un progetto così importante e interessante come questa fusione. «È un lavoro molto complesso. Sia noi che quelli della Lafarge abbiamo potuto appoggiarci su esperti francesi che ci hanno consigliato in questa fase delicata e spiegato quali possono essere le conseguenze per i lavoratori», precisa.

Da mesi il sindacalista continua a fare la spola tra Bruxelles e Berna e in questi giorni ha ultimato la preparazione del progetto di statuto per il nuovo CAE. Adesso deve superare l’esame della controparte padronale. Il compito del coordinatore non è solo questo. Deve anche appurare l’indipendenza dei delegati scelti per il comitato, far in modo che nessuno subisca influenze da parte padronale e garantire il rispetto delle regole. Se scopre irregolarità deve sporgere le eventuali denunce.

Un’azione il 13 aprile

Adesso che la fusione è in dirittura d’arrivo, il CAE ha deciso di far sentire la sua voce anche in occasione dell’assemblea generale degli azionisti di Holcim, che si terrà a Zurigo il prossimo 13 di aprile. Gli azionisti non devono solo decidere il futuro del gruppo, ma anche il destino di 130 000 lavoratori e delle loro famiglie, ricorda Beyeler. Per questo saranno esortarli a non «sottrarsi alla responsabilità sociale che sono tenuti ad assumersi» affinché anche le maestranze traggano profitto da questa fusione e non solo gli azionisti che anche quest’anno, malgrado la crisi, continueranno a ricevere da Holcim un dividendo di 1,30 franchi.