Vittoria di Unia: Uber è illegale!

Un'immagine tratta dall'ultimo film di Ken Loach in cui il protagonista lavora per un'azienda simile a Uber.

Il colosso americano non potrà più operare a Ginevra fino a che non metterà in regola i suoi dipendenti. Dopo anni di pressione sindacale, il Cantone di Ginevra ha finalmente preso la decisione di vietare Uber. Per il sindacato Unia si tratta di una vittoria, ma questo non basta: altri cantoni devono ora agire a protezione del lavoro. Uber intanto farà ricorso.

Mauro Poggia, Ministro cantonale ginevrino responsabile del lavoro, ha deciso di passare all’azione dopo che, nei mesi scorsi, si era schierato dalla parte del fronte sindacale, impegnato da tempo a fare pressione affinché Uber si assuma le sue responsabilità di datore di lavoro in tutta la Svizzera. Il gigante californiano, nel frattempo, ha annunciato che farà ricorso alla Corte di giustizia ginevrina, sospendendo così, fino alla sentenza, la decisione del Dipartimento del lavoro cantonale.

Lo scenario

Umberto Bandiera, segretario sindacale della regione Unia di Ginevra, è da anni che lavora nel contesto della digitalizzazione del mercato del lavoro. Non può che ritenersi soddisfatto della decisione relativa a Uber ma, allo stesso tempo, ci tiene a rimarcare che «la presa di posizione del Cantone non ha nulla di straordinario, ma semplicemente va nella direzione di un ripristino della legalità. Sono anni ormai che le imprese come Uber operano a Ginevra e in Svizzera senza che le autorità pongano dei freni all’abuso e all’arbitrio. Se non fermiamo ora questo processo rischiamo di ritrovarci imprese-piattaforme troppo grandi e radicate per essere riportate nell’alveo della legalità». Uber stesso in questi anni ha preso tempo, e ancora ne sta prendendo, per continuare a guadagnare fette di mercato sempre più importanti.

Le contromosse

Nel caso di Ginevra, Uber farà ricorso e, quindi, potrà ancora operare fino alla sentenza definitiva della Corte di giustizia cantonale. Intanto, con l’appoggio del Partito radicale liberale, il colosso americano cerca di fare pressione, dichiarando di avere dalla sua i suoi stessi collaboratori e di essere pronta anche ad abbandonare la Svizzera: «È già successo con Kapten, una multinazionale francese: lo scorso settembre, nel giro di pochissimi giorni e in violazione di tutte le disposizioni legali in vigore, ha abbandonato Ginevra, lasciando a casa 350 lavoratori. Uber, inoltre, vuole far credere di avere dalla sua parte i suoi collaboratori, ma in realtà gioca la carta del ricatto e soprattutto finge di non ricordare i due scioperi a cavallo del 2017 e del 2018 avvenuti in tre delle sue società partner». Per Bandiera, «siamo di fronte a una trasformazione radicale dell’economia dettata dalla tecnologia. L’innovazione è fondamentale, ma questo non può portare a uno scenario in cui sono i grandi colossi a dettare le regole. Sono in gioco la credibilità dello Stato, la coesione sociale e le basi stesse della nostra democrazia».  

Ken Loach

La decisione di Ginevra arriva proprio nel momento in cui, in molti cinema della Svizzera tedesca e francese, è possibile vedere il nuovo film di Ken Loach, intitolato Sorry We Missed You (da dicembre arriverà anche in Ticino). Il regista britannico, lungo tutta la sua carriera, ha saputo raccontare il mondo del lavoro in maniera magistrale. Nei suoi film, Loach ha toccato temi di grandissima attualità: la dismissione industriale, la privatizzazione delle aziende di Stato, la precarietà diffusa, lo sfruttamento dei lavoratori migranti, la perdita di potere delle organizzazioni sindacali, l’abbattimento graduale del welfare state e delle sicurezze sociali, il problema del lavoro in età avanzata... Nella sua ultima opera, Loach, sempre abile a cogliere l’urgenza di alcuni problemi sociali, affronta proprio il tema dell’uberizzazione dell’economia e confeziona, stando alle parole del Presidente emerito di Unia Andreas Rieger, un film «di grande qualità, estremamente realistico e atroce».

Il film   

Il film narra la storia di Ricky che, a partire dal 2008, insieme alla moglie Abby, deve faticare molto per risanare una situazione economica molto difficile. A un certo punto gli si presenta davanti la possibilità di diventare, almeno sulla carta, indipendente e di gestire alcune consegne a domicilio per un’azienda. Per fare questo vende la sua auto e acquista un furgone. Il lavoro è più duro del previsto e l’agognata indipendenza è in realtà semplicemente un mezzo per scaricare il rischio d’impresa sui lavoratori che, oltretutto, attraverso le tecnologie digitali, sono costantemente tenuti sotto osservazione dai gestori del franchising. Questa situazione di sfruttamento, come spesso succede nei film di Loach, porta a delle fratture nella sfera privata del protagonista. Ricky si accorgerà infine che il mondo delle piattaforme senza regole è solo uno strumento per massimizzare il profitto a discapito del lavoro.