Accordo tra personale e direzione di Richemont

L’accordo non sarebbe stato possibile senza la mobilitazione del personale e dei suoi rappresentanti.

I negoziati tra Unia, i rappresentanti del personale e il gruppo Richemont sono sfociati in un miglioramento sostanziale del piano sociale e in una sensibile riduzione dei licenziamenti. L’accordo è stato approvato venerdì dal personale di Piaget e Vacheron Constantin.

La sera di giovedì 8 dicembre, i rappresentanti di Richemont, di Unia e del personale sono giunti a un accordo per migliorare il piano sociale e ridurre il numero di licenziamenti annunciati dal gruppo orologiero in novembre (Richemont prevedeva di tagliare oltre 200 posti di lavoro, oltre ai licenziamenti già annunciati in primavera). L’accordo non sarebbe stato possibile senza la mobilitazione del personale e dei suoi rappresentanti. Una simile disponibilità alla lotta non si vedeva da decenni nell’industria orologiera.

Piano sociale migliore

Nonostante le critiche al contenuto minimalista del piano sociale, tenuto conto delle disponibilità finanziarie di Richemont, l’accordo è stato approvato dalla maggioranza del personale riunito in assemblea. I miglioramenti consistono in un aumento delle indennità di partenza, un potenziamento delle misure di reinserimento professionale e un incremento del budget per la formazione del personale licenziato.

Meno licenziamenti del previsto

Il numero di licenziamenti è stato corretto al ribasso grazie alle partenze volontarie rese possibili dal miglioramento del piano sociale. Il gruppo Richemont insiste per contro nel rifiuto di ricorrere alla riduzione dell’orario di lavoro. Unia deplora questa scelta. A suo avviso il ricorso alla disoccupazione parziale avrebbe permesso di salvaguardare gli impieghi.

Necessaria revisione del quadro legale

Unia e la delegazione del personale ritengono che l’accordo offra al personale licenziato migliori opportunità di trovare un nuovo posto di lavoro. Rimane tuttavia sconcertante il fatto che simili licenziamenti collettivi possano essere decisi da aziende finanziariamente sane, senza che siano obbligate a fornire giustificazioni. Per evitare in futuro smantellamenti del personale motivati solo dalla sete di profitto è necessario rivedere il quadro legislativo.