«Occorre una politica industriale»

Una manifestazione di protesta contro General Electric organizzata dal sindacato Unia

Il sindacato Unia è sconcertato: General Electric (Ge) ha annunciato di voler sopprimere 450 posti di lavoro ulteriori nei siti di Birr e Baden. La multinazionale statunitense non è nuova a questi annunci: nel 2016 ha tagliato 900 posti di lavoro e nel 2018 quasi 1200.

Se terrà fede all’annuncio, i lavoratori e le lavoratrici di Ge affronteranno così la terza riduzione massiva di personale.

La politica

Si tratta di un duro colpo per il settore industriale elvetico. Per Unia, le responsabilità di questo andamento sono da attribuire anche alla politica: le autorità pubbliche non hanno chiesto alcuna garanzia dopo l’acquisizione di Alstom da parte di Ge. In particolare, è l’allora Consigliere federale Schneider- Amman che non ha fatto nulla per proteggere i siti elvetici da eventuali politiche di smantellamento.

Le proposte

Unia esige che le autorità politiche svizzere richiedano a Ge un impegno chiaro e vincolante. L'esperienza ha dimostrato che gli impegni assunti da Ge dopo l’ultimo licenziamento collettivo nel 2018 non sono stati rispettati. Questa è la prova che una politica del laissez-faire porta alla deindustrializzazione. Per il sindacato Unia, il Consiglio federale deve lavorare al fine di rafforzare a lungo termine la posizione industriale della Svizzera. Ciò implica prese di posizione decise nei confronti dei grandi gruppi internazionali che hanno scarso interesse a mantenere il patrimonio industriale qui. Per il sindacato, nella persona di Manuel Wyss, responsabile Unia del ramo dell’industria Mem, è chiaro: «Occorre davvero una nuova e decisa politica industriale per il futuro del nostro paese».