Dumping salariale: le multe non bastano

I casi di dumping salariale non cessano di aumentare. Non è solo Unia a dirlo, ma è quanto risulta anche dal nuovo rapporto della Seco sull’applicazione delle misure d’accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Unia esige la sospensione dei lavori se vi è il sospetto di dumping.

Nel 2014 è stato scoperto almeno un caso sospetto di dumping salariale nel 29 % delle imprese controllate e soggette ad un contratto collettivo di lavoro di obbligatorietà generale, contro il 25 % dell’anno precedente. Nell’edilizia principale le infrazioni sono passate tra le imprese controllate dal 10 % del 2013 al 34 % nel 2014.

Per Unia è una prova in più che le misure d’accompagnamento sono insufficienti. Per questo rivendica, che in caso di fondato sospetto di «pseudo indipendenti» o di dumping salariale le autorità, su richiesta delle parti sociali, possano interrompere i lavori. Le imprese devono quindi provare il rispetto dei contratti.

Il sindacato ritiene inoltre insufficiente l’inasprimento delle multe da 5000 a 30,000 franchi come annunciato dal Consiglio federale. Per Unia, il governo ha perso l’occasione per rafforzare la protezione dei salari e delle condizioni di lavoro in Svizzera e senza questa protezione gli svizzeri non riconfermeranno la libera circolazione delle persone, conclude il sindacato.