Contro il lavoro gratis

L'azione a Lugano: le donne hanno presentato le loro rivendicazioni.

Oltre al lavoro non retribuito tra le mura domestiche, le donne sono pagate in media il 20 % in meno degli uomini. I lavori cosiddetti femminili sono ancora tra i meno pagati. Il 21 ottobre, con diverse azioni in tutta la Svizzera, le donne, sostenute da Unia, hanno voluto ribadire il loro malcontento.

Si occupano molto più degli uomini dei lavori di casa, della cura dei figli e di altri aspetti della vita familiare e, inoltre, sono costrette a subire una pesante discriminazione: secondo i calcoli le donne in svizzera, in media, lavorano gratis a partire dal 21 ottobre. Per questo motivo Unia e altre organizzazioni che si battono per l’uguaglianza hanno organizzato diverse azioni di protesta.

La vendita al dettaglio

A San Gallo, Coira, Lucerna, Zurigo, Lugano e in altre città elvetiche, le donne svizzere si sono date appuntamento per chiedere la fine del lavoro gratis: quello di cura, che grava sulle spalle delle donne, per motivi strutturali e non solo culturali, e quello propriamente detto. Il sindacato Unia ha organizzato diverse azioni e ha posto l’accento sulla necessità di adeguare i salari al costo della vita galoppante nel settore terziario.

In Ticino

A Lugano, la rete nateil14giugno, di cui fanno parte le donne di Unia, ha indirizzato le proprie rivendicazioni al Parlamento federale attraverso una lettera letta pubblicamente in piazza e spedita ai/alle parlamentari ticinesi neoeletti/e. Le militanti chiedono la parità sostanziale tra uomo e donna, il rafforzamento del congedo parentale, la protezione delle madri lavoratrici contro il licenziamento e l’applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne.