Chi paga meno le donne va multato

Le delegate e i delegati del settore dei servizi del sindacato Unia esigono misure più efficaci a favore della parità salariale – tanto più che proprio nel Terziario molte donne lavorano per un salario molto basso. In occasione dell’AD, diversi iscritti al sindacato sono stati premiati per il loro eccezionale impegno.

In occasione della loro odierna assemblea, gli oltre 60 delegati e delegate del settore dei servizi di Unia hanno adottato una risoluzione che esige l’immediata attuazione della parità salariale tra uomo e donna. È proprio nel settore dei servizi che numerose donne lavorano per un salario molto basso.

Chi paga meno le donne va multato

Nel quadro dell’attuale riforma della Legge sulla parità, il Parlamento deve adottare misure che permettano di imporre sanzioni alle imprese che per un lavoro di pari valore versano alle donne un salario inferiore a quello degli uomini. È soprattutto necessaria la possibilità di infliggere una multa nei confronti delle imprese che discriminano le donne sul piano finanziario.

L’impegno paga

L’anno 2018 à stato all’insegna di importanti lotte sindacali, in particolare il successo delle azioni dei suoi iscritti e delle sue iscritte. All’inizio del 2017, il personale del servizio di cure a domicilio SPITEX di Willisau, forte dell’appoggio dell’opinione pubblica, è riuscito ad ottenere le dimissioni di una dirigente che abusava del proprio potere e fomentava un clima di paura.

E in settembre, i corrieri in bicicletta della ditta Notime sono scesi in piazza con il sostegno di Unia per reclamare migliori condizioni di lavoro. Si è trattata della prima protesta collettiva della Svizzera condotta dai collaboratori di una piattaforma online e ne è valsa la pena: i corrieri hanno ottenuto un impiego fisso e migliori contratti di lavoro.

Premiati gli iscritti di Unia

Nel quadro dell’AD, è stato consegnato per la prima volta il «Prix Engagement», istituito per onorare gli iscritti di Unia del settore Terziario per il loro eccezionale impegno. Il premio è andato a due impiegati di un’agenzia di sicurezza privata in Ticino. I due impiegati hanno fornito informazioni alla giustizia che hanno permesso di portare alla luce irregolarità nell’assegnazione delle commesse pubbliche per la sorveglianza dei centri d’asilo nonché condizioni di lavoro indecenti presso le ditte che hanno assunto tale incarico.