Lavoratori sfruttati sul cantiere dei Trasporti pubblici ginevrini

Dopo Zurigo e il Ticino, è Ginevra ad essere confrontata con un grave caso di dumping salariale con frode. Il fatto è avvenuto nel cantiere pubblico dei Trasporti pubblici ginevrini (TPG) dove a una cinquantina di lavoratori provenienti dall’Italia meridionale è stata prelevata una parte del salario sul loro conto in banca. Questa sfrontatezza mostra con chiarezza la necessità di rinforzare la protezione dei salari in Svizzera.

Dopo una gara d’appalto pubblica, i lavori elettrotecnici sul cantiere dei depositi di autobus e tram dei TPG a Ginevra sono stati aggiudicati alla F.lli Zaffaroni S.r.l, impresa lombarda che possiede una succursale a Gingins, nel canton Vaud. Per realizzarli, un’altra società ha reclutato dei lavoratori dall’Italia meridionale. Li ha obbligati ad aprire un conto nella vicina penisola per il versamento del salario. Al gerente di questa impresa i lavoratori hanno dovuto anche consegnare le loro carte bancarie.

Una parte del salario è stata prelevata

Ai dipendenti sono stati consegnati dei conteggi salariali con paghe conformi al CCL ginevrino dell’installazione elettrica, come pure documenti che attestavano ai controllori di cantieri l’avvenuto versamento. Ma il trucco c’era: una parte del salario è stata prelevata direttamente sui conti, non lasciando quasi nessuna traccia della frode. I lavoratori non hanno inoltre ottenuto il pagamento di tutte le ore effettuate. Secondo calcoli di Unia Ginevra, il salario effettivamente versato si aggira tra 8 e 10 franchi l’ora.

Rinforzare e non indebolire la protezione dei salari

Questo caso si aggiunge a due scandali recentemente denunciati da Unia sui cantieri dell’impresa Goger AG a Zurigo e del tunnel FFS del Monte-Ceneri in Ticino, con centinaia di lavoratori colpiti da frodi simili. Unia esige che siano adottati provvedimenti per migliorare il sistema di controllo dei salari in Svizzera. Questi casi dimostrano con chiarezza che le protezioni sono insufficienti. Bisogna rinforzarle e non indebolirle come auspicano i difensori della versione attuale dell’accordo quadro tra Svizzera e Unione europea. Gli appalti pubblici devono anche dotarsi imperativamente di regole chiare per impedire questo tipo di abusi.