Gare d’appalto nel perfezionamento professionale: prezzo e qualità devono andare di pari passo!

Le misure di perfezionamento professionale per l’integrazione sociale e lavorativa giocano un ruolo fondamentale per il superamento della crisi indotta dal coronavirus. La politica dei prezzi bassi va invece a scapito della qualità e mette fortemente sotto pressione l’intero settore. Per affrontare e vincere le sfide attuali si impone un cambiamento di paradigma. Per questo motivo la Federazione svizzera per la formazione continua FSEA e il sindacato Unia auspicano che la Confederazione stabilisca criteri vincolanti in termini di qualità e condizioni di lavoro nell’assegnazione di appalti pubblici.

I mandati pubblici per le prestazioni di perfezionamento professionale vengono assegnati in genere nel quadro di gare di appalto. Da diversi anni il prezzo è diventato pressoché il solo criterio determinante per l’assegnazione, con evidenti ripercussioni a scapito della qualità. A risentirne sono soprattutto i programmi di formazione e le condizioni di lavoro. In futuro il fabbisogno di formazione è destinato a crescere, soprattutto a causa della crisi indotta dal coronavirus. La FSEA e Unia auspicano pertanto che la Confederazione prenda tutte le misure possibili per rispondere al crescente fabbisogno di formazione, garantendo la qualità dell’offerta formativa e delle condizioni di lavoro.

Standardizzazione problematica

Per mantenere i costi sotto controllo le autorità pubbliche valutano le offerte sulla base di criteri standard, che hanno lo scopo di garantire un confronto oggettivo. Questo metodo tuttavia costringe gli offerenti a sintetizzare le informazioni a tal punto, che cogliere le reali differenze di qualità fra le singole offerte diventa impossibile. Siamo di fronte a un sistema di valutazione che va a svantaggio degli offerenti più qualificati.

Pressione diretta sui prezzi

Poiché le differenze di qualità sono difficilmente riconoscibili a causa dalla standardizzazione dei dati, il prezzo resta l’unico criterio di valutazione in mano alle autorità pubbliche. In un settore in cui dal 70 all’80% dei costi scaturisce dal personale, si capisce che la pressione sui prezzi va a colpire i salari e le condizioni di lavoro dei formatori e delle formatrici (lavoro a chiamata, tassi d’occupazione bassi e spesso non garantiti, contratti a tempo determinato...)  

Altri fattori che gravano sulla situazione sono la concorrenza dall’estero, dove spesso si lavora a prezzi più bassi, così come il contributo di persone volontarie.

Mandati di prestazione troppo brevi

Negli ultimi anni la durata di numerosi mandati di prestazione è stata ridotta (in parte a due anni). Di conseguenza gli offerenti devono garantire la massima flessibilità per quanto riguarda il personale e questo si ripercuote immancabilmente sulle condizioni di lavoro.

È necessario un cambio di paradigma

Un insegnamento di qualità esige mezzi sufficienti per gli offerenti e condizioni di lavoro adeguate e stabili per i/le dipendenti. Non è ammissibile che il sistema di assegnazione degli appalti pubblici renda sempre più precaria la situazione di formatori e formatrici, ai quali peraltro sono richieste qualifiche sempre più elevate.

Responsabilità della Confederazione

La FSEA e Unia chiedono che gli appalti pubblici si basino su un sistema che consenta agli offerenti di garantire sia la qualità delle prestazioni che condizioni di lavoro adeguate.

La Confederazione deve stabilire dei criteri vincolanti che garantiscano in particolare i seguenti punti:

  • procedure che permettano agli offerenti di distinguersi essenzialmente in base alla qualità della formazione e non al prezzo;
  • mandati dalla durata abbastanza estesa per aumentare la sicurezza della pianificazione e ridurre i rischi imprenditoriali che attualmente vanno a scapito dei/delle dipendenti;
  • condizioni salariali e lavorative simili a quelle applicate in campi analoghi nel settore pubblico.

Questi criteri devono essere rispettati anche per le assegnazioni dirette e i contratti di sovvenzione.