Storie di tunnel e di abusi

Oggi come ieri la costruzione di grandi opere in Svizzera costituisce un pericolo per i lavoratori. Cima (Unia): «La autorità intervengano».

La pubblicazione di una graphic novel per il bicentenario dalla nascita dello scultore Vincenzo Vela (1820-1891) e una recente retrospettiva delle Giornate del cinema di Soletta, dedicata al regista Villi Hermann, ci riportano alla costruzione dei grandi tunnel del Gottardo e agli incidenti sul lavoro. Oggi il rischio esiste ancora.

Le vittime del lavoro è la scultura di Vela che rende omaggio ai minatori morti durante i lavori di realizzazione del primo grande traforo ferroviario del San Gottardo. L’altorilievo in bronzo, oggi collocato ad Airolo, rappresenta quattro lavoratori, con i corpi segnati dalla fatica, intenti a trasportare una lettiga su cui è adagiato il cadavere di un collega appena deceduto.

A partire da quest’opera fortemente realistica, realizzata dopo una visita sui cantieri da parte del Vela, l’illustratore Hannes Binder e lo scrittore Alberto Nessi hanno creato una graphic novel (Ti chiamavano CenzÍn, Casagrande, 2020) che ripercorre le tappe più importanti della vita dell’artista di Ligornetto.

San Gottardo

La costruzione di un tunnel ha sempre rappresentato un confronto intenso tra le innovazioni umane e la natura, ma anche tra capitale e lavoro. Soprattutto agli inizi, lo scavo di gallerie in Svizzera ha mietuto numerose vittime fra i minatori.

C’erano problemi oggettivi dovuti alle carenze tecniche, ma anche problemi di sfruttamento. La docufiction San Gottardo (1977), opera presentata recentemente a Soletta, rende omaggio ai lavoratori che scavarono un’opera per l’epoca faraonica: il tunnel ferroviario del Gottardo. Le condizioni di lavoro di allora erano insostenibili: si lavorava 8 ore filate ad altissime temperature, senza ventilazione, con le esalazioni dei macchinari e tra gli escrementi che favorirono la diffusione di un verme intestinale letale. Si stima che i lavoratori morti nella sola costruzione del valico ferroviario furono 177.

Queste condizioni, unite a paghe da fame, portarono a uno sciopero nel 1875 che fu represso nel sangue. Il film di Hermann riporta al centro questi avvenimenti e restituisce ai lavoratori, come Vincenzo Vela aveva fatto con la sua scultura, la più che meritata centralità nelle tristi vicende della realizzazione del tunnel. Hermann alterna fiction e reportage. Il film è infatti realizzato durante i lavori di realizzazione del tunnel autostradale, inaugurato nel 1982, e il regista luganese intervista alcuni lavoratori impegnati nell’impresa.

Il nuovo tunnel fu realizzato in condizioni completamente diverse, ma i problemi e lo sfruttamento comunque non mancarono: malattie, morti e infortuni sul lavoro e condizioni lavorative discutibili furono all’ordine del giorno. Hermann con la sua macchina da presa ci porta nelle viscere della terra e non ci risparmia il rumore assordante, il buio e il senso di pericolo provocato dalle gallerie di scavo.

Sicurezza e salute

Negli ultimi anni la tecnica e una rinnovata sensibilità hanno permesso di migliorare le condizioni di lavoro. Il tema della qualità dell’aria, ad esempio, è diventato centrale tanto che la Suva organizza regolarmente dei corsi di formazione per sensibilizzare i lavoratori a tal proposito.

Per Christine Michel, responsabile della sicurezza e della salute sul lavoro per Unia, «non è possibile azzerare il rischio, ma di certo si può ridurre drasticamente osservando alcune regole fondamentali: il lavoratore deve essere visibile, protetto tramite dispositivi e informato del piano di sicurezza, la circolazione dei mezzi pesanti deve essere ben regolata, accessi e luoghi di lavoro devono essere messi in sicurezza. In particolare, è necessario operare per evitare crolli delle pareti della galleria».

Durante la costruzione del tunnel ferroviario di base del Gottardo, un’inchiesta di Maria Roselli (Falò, RSI) aveva rivelato che in alcuni casi, per accorciare i tempi di consegna, veniva sistematicamente trascurata la messa in sicurezza delle pareti di roccia che sovrastavano i minatori. In questo cantiere, secondo Igor Cima (Unia Ticino), le condizioni di lavoro generali erano comunque discrete, ma questo non ha permesso di evitare morti (furono 9 i minatori morti) e infortuni di diverso tipo sul cantiere.

Il monte Ceneri

Le innovazioni tecnico-scientifiche e lo sviluppo di strategie per la sicurezza non servono a nulla se le imprese coinvolte non intendono rispettare i protocolli. Il tunnel del monte Ceneri, ultima grande opera conclusa sull’asse nord-sud, secondo Cima, «ha segnato un capitolo nero dell’edilizia nazionale». In particolare, l’appalto per la posa dei binari, affidato alle imprese italiane Generale costruzioni ferroviarie (Gcf) e Gefer, capaci di offrire un preventivo inferiore del 30% rispetto alla concorrenza, è finito nel mirino della magistratura svizzera per gravi irregolarità salariali e legate alla sicurezza: i turni infiniti e l’assenza di permessi per guidare i macchinari erano tra le problematiche che più hanno messo a rischio la vita dei lavoratori.

Alcuni operai, tra cui il coraggiosissimo Fouad Zerroudi, denunciarono il tutto a Unia che, dopo aver raccolto prove e testimonianze, riferì alla Teseu, il reparto della polizia cantonale che si occupa di sfruttamento di esseri umani. La magistratura aprì un’inchiesta, ma soltanto dopo un ulteriore servizio di Falò. L’inchiesta, iniziata circa due anni fa e affidata al procuratore Andrea Gianini, è ancora in corso e per questo Zerroudi, insieme ad altri lavoratori coinvolti, ha rivolto un appello alla magistratura.

A volte ritornano

Proprio l’impresa di costruzioni Gcf farebbe parte del consorzio che ha presentato la migliore offerta per la realizzazione di lavori per un lotto del secondo tubo autostradale del San Gottardo. Un’offerta di 6,9 milioni di franchi rispetto ai 14.6 milioni di franchi del secondo miglior offerente (un ribasso che supera il 100%!). Questo preoccupa Zerroudi e compagni, nonché il fronte sindacale: la Gcf rischia seriamente di vincere anche questo appalto.

Anche l’architetto Loris Dellea, direttore della Conferenza delle Associazioni Tecniche del Cantone Ticino, si è detto preoccupato per questa situazione: «Per noi progettisti è importante che l’opera sia realizzata secondo criteri di altissima professionalità e sostenibilità».

Igor Cima ha informato Simonetta Sommaruga, responsabile del Dipartimento federale dei trasporti, della situazione e l’ha invitata a intervenire. La ex Presidente della Confederazione ha fornito una risposta ufficiale che lascia ben poco sperare: per il suo Dipartimento la nuova legge federale sugli acquisti pubblici, entrata in vigore soltanto dal 2021 e più attenta ai criteri di sostenibilità nell’ambito degli appalti, non potrà essere applicata per questo caso risalente al 7 settembre 2020.