Non pagheremo la vostra crisi!

Non pagheremo la vostra crisi!

La Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di rinunciare a difendere il franco svizzero e a sorpresa ha abolito il tasso di cambio minimo di 1,20 franchi per 1 euro. La mossa della BNS avrà gravi ripercussioni sull’economia svizzera. La decisione rappresenta anche una capitolazione di fronte agli speculatori, che da anni puntavano sulla forza del franco e grazie alla mossa della BNS intascheranno somme esorbitanti. E adesso il conto dovrebbero pagarlo le lavoratrici e i lavoratori? È fuori discussione.

La Svizzera diventa più costosa

Da un giorno all’altro per gli stranieri i prezzi svizzeri sono aumentati del 20%. E come reagiscono le aziende? Invece di protestare per la decisione errata della Banca nazionale svizzera, vogliono far pagare il conto alle lavoratrici e ai lavoratori. Ma non è tutto: le imprese e i manager sfruttano la crisi del franco svizzero per proseguire la loro vergognosa politica di smantellamento del servizio pubblico e di arricchimento personale. Nel loro immaginario la decisione della BNS giustificherebbe addirittura un ulteriore aumento dei regali fiscali alle aziende, un rinvio della svolta energetica e un differimento della realizzazione della parità salariale tra donne e uomini. L’intero pacchetto di misure rivendicate non ha nulla a che fare con la decisione della Banca nazionale svizzera, ma i profittatori cercano di non farsi sfuggire un’occasione favorevole.

Giù le mani dai nostri salari

I tagli salariali sono il più grave errore che l’economia svizzera può commettere. Sono veleno per la domanda interna che fino ad oggi ha sostenuto la congiuntura. Se i salari diminuiscono e il rincaro scivola verso valori negativi finiamo in una deflazione – rincaro negativo e recessione. Se il rincaro in Svizzera è inferiore che all’estero, il franco diventerà addirittura ancor più forte. Sarebbe come versare benzina sul fuoco.

I salari in euro spalancano le porte al dumping salariale

Se le aziende versano salari in euro alle frontaliere e ai frontalieri, i loro salari si riducono rispetto alle retribuzioni percepite dalle colleghe e dai colleghi che vivono in Svizzera. Per le imprese i frontalieri diventano molto più convenienti della manodopera domiciliata in Svizzera. In altre parole, anche le lavoratrici e i lavoratori che vivono in Svizzera subiscono pressioni e sono spinti ad accettare tagli salariali. In caso contrario rischiano di essere sostituiti da frontaliere e frontalieri più a buon mercato. Chi chiede il versamento di salari in euro, spalanca le porte ad un massiccio dumping salariale.

No all’aumento degli orari di lavoro

Già oggi gli orari di lavoro della Svizzera sono tra i più lunghi d’Europa. Un aumento degli orari di lavoro non aumenterebbe inoltre la competitività, ma solo la disoccupazione.

La Banca nazionale deve assumersi le sue responsabilità

La Banca nazionale deve agire nell’interesse della Svizzera e quindi in primo luogo delle cittadine e dei cittadini del Paese. La popolazione svizzera ha bisogno di una valuta stabile con un tasso di cambio realistico. A breve termine non c’è nessun’altra misura altrettanto efficace per l’economia del tasso di cambio minimo. Se gli speculatori non spingessero il franco svizzero verso l’alto, oggi il tasso di cambio con l’euro sarebbe approssimativamente di 1.30 franchi. La Banca nazionale svizzera non può sottrarsi alle sue responsabilità. Deve far fronte ai suoi obblighi e tornare a difendere il franco svizzero.